Roma Lo schiaffo ricevuto da Standard & Poor’s che ha declassato il nostro debito fa male ma Berlusconi lo ritiene del tutto ingiustificato. Ecco perché di prima mattina, al telefono con palazzo Chigi, il premier da Arcore lima la risposta piccata che finisce in una nota ufficiale: «Le valutazioni di Standard & Poor’s sembrano dettate più dai retroscena dei quotidiani che dalla realtà delle cose e appaiono viziate da considerazioni politiche - si legge -.
Vale la pena di ricordare che l’Italia ha varato interventi che puntano al pareggio di bilancio nel 2013 e il governo sta predisponendo misure a favore della crescita, i cui frutti si vedranno nel breve-medio periodo».
Berlusconi continua a ripetere: «Raggiungeremo il pareggio di bilancio come abbiamo promesso e i nostri fondamentali sono buoni. Adesso le opposizioni cavalcheranno la bocciatura perché vogliono farmi fuori in tutti i modi, ma io non mollo. Ho la fiducia del Parlamento e faremo le riforme necessarie».
Questa volta Berlusconi ha dalla sua anche il ministro dell’Economia Tremonti. «Era una decisione attesa e scontata», dicono dal Tesoro. Naturalmente le critiche del governo italiano non piacciono all’agenzia che replica: «Il downgrade dell’Italia - si spiega - è basato su una dettagliata analisi e sull’economia e non è guidato da pregiudizi politici».
In ogni caso la bacchettata di S&P non colpisce il governo - o quanto meno non solo l’esecutivo - ma il sistema Paese nel suo complesso. In sostanza la classe politica in generale, Confindustria e sindacati. Ecco perché il premier è intenzionato a dare una vera e propria scossa e ad accelerare sulle riforme.
Oggi il Cavaliere atterra a Roma e per domani, dopo il voto della Camera sul caso Milanese, ci sarà un vertice di maggioranza a palazzo Grazioli. Scontati gli ingredienti del summit: liberalizzazioni, riforme ma soprattutto pensioni. Già in queste ore è partito il pressing nei confronti del Carroccio sulla previdenza, una delle cosiddette riforme strutturali che ci chiede il mondo intero: «Devono cedere sulle pensioni - dice un pezzo grosso del Pdl - e mettere a punto con noi un piano sul versante della crescita».
«Sviluppo e abbattimento del debito» sono le parole d’ordine partite da Arcore. C’è anche l’ipotesi di una patrimoniale ma la carta di un altro prelievo per far cassa per ora viene giudicata «soft». C’è il rischio infatti che rappresenti una toppa pressoché inutile su un paio di pantaloni già a brandelli se non riparte l’economia.
La preoccupazione principale resta la situazione finanziaria ma anche l’immagine della maggioranza. Immagine offuscata. Ieri un altro colpo: il governo è andato sotto per cinque volte alla Camera su un provvedimento sullo sviluppo degli spazi verdi urbani. La causa? Una ventina di assenze tra le file dei pidiellini, alcuni dei quali imbufaliti nei confronti dei colleghi pigri.
L’umore di Berlusconi migliora nel pomeriggio quando, da Napoli, arriva la notizia che il gip Amelia Primavera si dichiara incompetente a decidere sulla scarcerazione di Gianpaolo Tarantini poiché «la competenza è dell’autorità giudiziaria di Roma».
Tradotto: la squadra di Woodcock e soci dovrà spedire il malloppo di carte nella Capitale perché non è competente a indagare. Il presidente del Consiglio tace su questo aspetto ma mezzo Pdl esulta sottolineando che «bene ha fatto il premier - parole di Francesco Paolo Sisto - a non cadere nel trappolone dei pm di Napoli».