Sabrina Cottone
«La Scala ha mille persone che ci lavorano, quando invece ne basterebbero quattrocento». Silvio Berlusconi parla degli interventi per razionalizzare le spese degli enti lirici e fa lesempio del Piermarini per spiegare la filosofia del governo: «I media e la sinistra li fanno passare come tagli alla cultura ma non lo sono». I numeri si riferiscono agli 800 dipendenti fissi del Piermarini, ai quali si sommano una quota variabile di circa un centinaio di lavoratori a tempo determinato e unulteriore quota di personale a prestazione, come maschere e comparse, che lavorano solo quando cè lo spettacolo.
Berlusconi aggiunge che tutti i dipendenti hanno «pagamenti da artisti» e che «un ballerino che finisce di lavorare a quarantanni continua ricevere lo stipendio fino alla pensione». Il premier allude alla disparità tra la legislazione previdenziale italiana e quella degli altri Paesi europei: in Francia i ballerini vanno in pensione a 42 anni, in Italia il decreto Maroni ha stabilito letà di 52 anni per gli uomini e di 48 per le donne (in un primo momento si era parlato addirittura di 65). In queste condizioni i teatri sono costretti a pagare lo stipendio dei ballerini non più in attività e contemporaneamente ad assumere ballerini con contratti a termine. Il costo per gli enti lirici è di 6 milioni di euro lanno, che vanno a gravare sui bilanci già in difficoltà. Altri dati del ministero dei Beni culturali sottolineano però come sia elevato il costo unitario per lavoratore (calcolato in rapporto alle piante organiche approvate): 78.156 euro lanno, il valore più alto tra gli enti lirici italiani (il più basso è quello del Comunale di Bologna con 45.743 euro).
Immediata la replica della direzione del teatro alla Scala: lorganico è di 800 dipendenti e «più della metà sono masse artistiche: orchestra, coro, corpo di ballo, maestri collaboratori, scenografi, personale di regia». Per quel che riguarda i ballerini, si ricorda che «il sovrintendente Stephane Lissner fin dal suo insediamento ha presentato richiesta per una modifica di legge che anticiperebbe il limite pensionabile e confida in una positiva soluzione».
Gabriele Albertini, sindaco e presidente della Fondazione Scala, è ben conscio dei problemi che agitano il teatro: una situazione di così difficile gestione da portare Marco Tronchetti Provera e Fedele Confalonieri a dimettersi dal consiglio damministrazione. «Confalonieri mi ha detto: Avevi ragione tu, dovevi fare il commissario» racconta il sindaco, rievocando i duri momenti che hanno portato alle dimissioni del maestro Riccardo Muti.
Alla fine di ottobre si riunirà lassemblea dei soci, alla quale lo statuto affida il compito di designare i nuovi membri del cda. Albertini non sembra troppo preoccupato dagli addii illustri. «Non mi spiacerebbe avere nel cda personaggi di minor spicco e prestigio ma con una maggiore propensione a conoscere i fatti concreti e a informarsi». E ancora: «Essere cavalieri del lavoro porta a essere leader naturali, si è abituati a decidere nelle proprie aziende, e spesso quando si lavora in collegialità sorgono difficoltà». Conclusione: «Gli aspetti di indubitabile qualità delle persone possono collidere con la collegialità delle scelte». Il sindaco spiega anche che una modifica dello statuto consentirà una rappresentanza più ampia del pubblico: «Nel cda entrerà anche la Camera di commercio». La diessina Marilena Adamo scherzosamente (ma non troppo) si propone per il cda: «È ora di finirla con il monopolio della maggioranza in unistituzione che è di tutti».
Nel dibattito interviene anche lassessore alla Cultura, Stefano Zecchi.
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