Roma - "Questa non è vera
democrazia, non c’è la tutela della libertà di parola": lo afferma Silvio Berlusconi nel corso del suo
intervento all’assemblea di Confcommercio. Il premier punta il dito contro l'eccesso di intercettazioni che coinvolgono,
complessivamente, circa 7,5milioni di persone. Cifre che però l'Associazione nazionale magistrati smentisce: "Gli intercettati lo scorso anno sono stati 132mila".
Possibili modifiche Poi nel pomeriggio il premier avrebbe aperto all’ipotesi di
slittamento dei tempi parlamentari del ddl intercettazioni. È quanto sarebbe emerso dal vertice del Pdl tenutosi nel
primo pomeriggio a Palazzo Grazioli nel corso del quale il Cavaliere, secondo quanto riferito da alcuni
partecipanti, avrebbe posto le basi per un cambiamento di strategia su questo tema.
Ghedini: "A me non risulta" Ghedini: "A me non risulta". Interpellato in Transtlantico,
Niccolò Ghedini, presidente della Consulta Giustizia del Pdl e presente al vertice di palazzo Grazioli, risponde
seccamente alla domanda se la maggioranza stia prendendo in considerazione la possibilità di modificare
ulteriormente il ddl intercettazioni.
Lobby di pm e giornalisti Berlusconi punta il dito contro giornalisti e pm, prendendo ad esempio il ddl intercettazioni, cui si oppone una "piccola lobby di magistrati e giornalisti". In Italia oggi, ha denunciato il premier, "siamo tutti spiati". Ci sono "150 mila telefoni sotto controllo". Considerando 50 interlocutori per ciascuna utenza sotto controllo, vengono ascoltate le conversazioni di "7 milioni e mezzo di cittadini".
"Anche io intercettato" Il premier ha quindi ricordato di essere stato ascoltato anche lui "da una piccola procura come quella di Trani per 18 volte", intercettazioni finite "puntualmente" sui giornali. "Non è possibile andare avanti" in questo modo. Così, ha concluso, "non siamo in un Paese civile", questa "non è una vera democrazia", non è tutelata la liberà di parola e l’inviolabilità delle comunicazioni.
L'iter della legge Il Cavaliere ci tiene a ripercorrere l’iter del ddl: "Prima abbiamo discusso quattro mesi, poi abbiamo
presentato questa legge al Cdm, è andata alla Camera e ci è rimasta undici mesi, poi è passata al
Senato e c’è stata tantissimi mesi ancora".
In calendario a settembre "Adesso alla Camera - prosegue il premier - si parla di metterla in calendario
per settembre, poi dobbiamo vedere cosa dirà il capo dello Stato e se riterrà poterla firmare. Poi
sicuramente quando sarà diventata legge non piacerà ai soliti pm della sinistra che ricorreranno
alla Corte costituzionale che, secondo quanto ho sentito, potrebbe abrogare il provvedimento.
Questa è la situazione del nostro paese dove dobbiamo lavorare", si lamenta il premier.
Ma l'Anm smentisce "I numeri sulle intercettazioni smentiscono le affermazioni del presidente del Consiglio". Così il presidente dell'associazione nazionale magistrati, Luca Palamara, ha replicato, cifre alla mano, a Berlusconi. "Il numero dei soggetti intercettati è sensibilmente inferiore" a quello indicato dal premier, ha evidenziato Palamara. In particolare, nel 2009 sono stati 119.553 le utenze telefoniche intercettate, 11.119 gli ambienti sottoposti ad ascolti e in tutto i "bersagli" intercettati sono stati 132.384. Il tutto per un costo di 272.665.168 di euro. Sono "spese che vengono anticipate dallo Stato e che poi vengono recuperate a carico dei condannati" ha spiegato il vice presidente dell’ Anm, Gioacchino Natoli, evidenziando che "se chi lo deve fare non ottempera a questo dovere, non è certo colpa della magistratura".
Bossi apre a modifiche "C’è spazio: se qualcuno fa qualche emendamento non viene buttato nel cestino". Così il leader della Lega, Umberto Bossi, ha risposto a una domanda se vi sia spazio per modificare il testo del ddl sulle intercettazioni. "La tenuta governo? - ha poi detto rispondendo a un’altra domanda -. Fino a quando tiene la Lega tiene il governo". Quanto alla priorità tra manovra e intercettazioni, "ormai - ha detto Bossi - le cose sono state messe in fila".
Bersani: "Terrorismo ad personam" Pierluigi Bersani ha accusato Berlusconi di fare "terrorismo ad personam" sul ddl intercettazioni. "Mi ha fatto impressione la contabilizzazione delle intercettazioni che ha fatto in uno strano modo, fino a dare l’idea che siamo in una situazione da Stato di polizia o addirittura da grande fratello" ha dichiarato il segretario del Pd. "Questo terrorismo ad personam non va bene" ha insistito "non si può prendere a pretesto quello che è certo un problema per limitare la lotta alla corruzione e mettere limiti alla libertà di informazione sconosciuti in altri Paesi".
Osce: nostro dovere intervenire L’Osce ha respinto i rilievi mossi dal governo italiano di inopportunità della presa di posizione ieri dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa sul ddl sulle intercettazioni, precisando che è "normale e consueto" che l’istituzione faccia sentire la sua voce nei processi parlamentari, ma sottolineando anche che "naturalmente il parlamento italiano è sovrano e indipendente". Lo ha detto Roland Bless, vice della responsabile per la libertà dei media Dunja Mijatovic che ieri aveva criticato in un comunicato il ddl.
"Noi - ha aggiunto - non abbiamo autorità, ma il parlamento deve sapere che questa legge, se passa, non è in ottemperanza con gli standard Osce". Secondo Bless è "normale e consueto che il nostro Ufficio si intrometta nel dibattito parlamentare" degli stati membri, fra cui anche l’Italia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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