Roma - Un summit ad Arcore blindatissimo. Per Berlusconi, dopo una pausa a Villa Certosa in Sardegna, un vertice tutto in famiglia assieme ai figli Marina e Pier Silvio. Con loro i legali e i vertici Fininvest. Sul tavolo la spinosa questione del risarcimento-salasso alla Cir di Carlo De Benedetti: una cifra spaventosa che il Cavaliere non vorrebbe pagare ritenendo la sentenza profondamente ingiusta. Il suo pensiero coincide con quello della figlia Marina che s’era sfogata subito dopo la sentenza, definendo la condanna «strumentale perché la Fininvest, che ha sempre operato nella più assoluta correttezza, viene colpita in modo inaudito e totalmente ingiusto».
Il problema adesso è «Che fare?». La cifra è esorbitante e quei 560 milioni di euro potrebbero pesare su alcuni assetti societari Fininvest. Uno dei quali potrebbe riguardare proprio il Milan, al quale oggi pomeriggio Berlusconi farà visita a Milanello. Qualcuno parla già di una possibile vendita. A chi? In pole ci sarebbero i russi di Abramovich o gli arabi dell’emiro Al Maktoum. Oggi si saprà se queste ipotesi sono fondate oppure o no. In ogni caso le voci dell’inserimento di una norma all’interno della manovra per congelare in qualche modo il risarcimento milionario restano in campo ma le loro quotazioni sembrano in discesa. E anche l’ipotesi di un nuovo disegno di legge, sempre da presentare a palazzo Madama, non sembra così scontato. Più probabile che la difesa del Biscione consista nella richiesta ai giudici di una sospensiva, contestualmente a un ricorso in Cassazione. Qualche consigliere del presidente del Consiglio, infatti, ha sottoposto al premier il seguente ragionamento: è vero che i giudici non potrebbero non tener conto di una norma approvata in Senato; tuttavia, sulla questione, il capo dello Stato potrebbe mettersi di traverso e provocare un stop alla finanziaria. Molto, troppo pericoloso.
Già la giornata di ieri è stata pessima a Piazza Affari e non ci si può permettere di scherzare col fuoco. L’attacco speculativo che ha colpito soprattutto le banche italiane, tanto da bruciare i guadagni di due anni, ha imposto drammaticamente l’agenda politica dei prossimi giorni. Parola d’ordine: nervi saldi e approvare più velocemente possibile la manovra.
Ecco perché dal quartier generale pidiellino è partito l’ordine: lanciare appelli anche alle opposizioni affinché il testo passi entro una settimana. Sintetizza bene il concetto il vicecapogruppo alla Camera, Osvaldo Napoli: «La speculazione è il termometro che misura la febbre e non la causa della febbre che risiede tutta nella politica. La manovra economica del governo va approvata, se possibile bene, ma soprattutto va approvata subito: non oggi, ma ieri». Insomma, fare in fretta per dare segnali di compattezza ai mercati, pena la catastrofe. Una catastrofe che non riguarda solamente Roma. Berlusconi, come molti analisti, ritiene che l’Italia debba fare presto ma non considera l’offensiva speculativa di ieri un attacco soltanto al nostro Paese. La speculazione in realtà coinvolge l’euro e non solo Roma. A soffrirne sono anche Francia, Belgio, Austria, Olanda e Finlandia.
Paradossalmente, sulla manovra Napolitano in questo momento rappresenta un alleato per la maggioranza.
Non è un mistero che il capo dello Stato continui la moral suasion sull’opposizione: «Serve senso di responsabilità». Una richiesta accolta da Veltroni: «Il Parlamento deve accogliere l’appello del capo dello Stato e approvare al più presto la manovra, nel rispetto dei saldi. Le opposizioni saranno responsabili».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.