Bernabé: «Un New Deal per la Rete del futuro»

da Milano

Un New Deal per dare all’Italia una rete di tlc di nuova generazione: è l’appello lanciato dall’amministratore delegato di Telecom Italia, Franco Bernabé. L’obiettivo è mettere insieme gli sforzi di governo, operatori e regolatori, partendo dalla constatazione che per realizzare la cosiddetta rete Ngn (Next generation network), basata sulla fibra ottica, sono necessari investimenti «enormi e senza precedenti per l’industria privata - ha sottolineato Bernabé, durante la diciannovesima International telecommunications society conference -. Inoltre le decisioni sugli investimenti saranno adottate in un contesto di rapida evoluzione tecnologica, di grande incertezza sulla domanda e il valore dei nuovi servizi agli utenti e conseguentemente di incertezza sui previsti ritorni degli investimenti». Ecco perché «Telecom Italia è favorevole ad un approccio regolatorio snello per le Ngn basato su tre elementi chiave: la garanzia di adeguati ritorni sull’investimento, la promozione di una deregulation basata sui mercati geografici, la promozione della condivisione di infrastrutture». In particolare occorre tener conto del diverso livello di sviluppo dei mercati locali, alcuni dei quali - e qui l’ad ha fatto l’esempio di Roma e Milano - già pienamente competitivi.
Ecco quindi l’importanza del ruolo pubblico: «Il governo italiano ha appena varato un progetto di legge per accelerare le procedure di posa della fibra nelle strade e negli edifici», ha ricordato Bernabé.
Nei giorni scorsi, anche il presidente dell’Antitrust Antonio Catricalà e quello dell’Autorità di garanzia sulle comunicazioni Calabrò sono intervenuti nella stessa direzione, sottolineando la necessità di una nuova rete ma anche le difficoltà per gli attuali operatori a sostenerne gli investimenti per realizzarla. E anche la Commissione europea ha avviato una consultazione sul tema delle reti a banda larga. «Vogliamo normative nazionali - afferma il commissario europeo alla Concorrenza, Neelie Kroes - che non solo incoraggino i notevoli investimenti necessari per passare alle reti a fibra ottica, ma che rafforzino anche la concorrenza nel settore della banda larga».
Di Telecom ha invece parlato Tarak Ben Ammar: il possibile ingresso di soci arabi è auspicabile ma «sarà come Dio vorrà (Insciallah)».

A chi gli chiedeva di un possibile interesse di Lafico, il fondo libico già presente in Fiat e Capitalia, Ben Ammar ha però precisato: «Non abbiamo parlato con loro di queste cose». A Piazza Affari il titolo Telecom ha chiuso in calo del 3,44 per cento.

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