Berruti, le opere-denuncia dell'"artista dei bambini"

Disegni, installazioni e sculture a Palazzo Reale. Il creativo: "I piccoli parlano di clima e guerre"

Berruti, le opere-denuncia dell'"artista dei bambini"
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Che questa mostra di Valerio Berruti a Palazzo Reale fosse qualcosa di molto speciale l'avevamo capito già dalle scorse settimane, con il va e vieni di camion davanti al Duomo e poi le gru e le sculture enormi fatte entrare dalle finestre dell'edificio e lui l'artista di Alba, 48 anni e una Biennale di Venezia alle spalle, insieme a tante mostre e all'estero e collaborazioni con musicisti come Lucio Dalla, Paolo Conte, Luigi Einaudi e Sakamoto sempre lì in sala, da allestire ogni cosa con cura affinché da oggi e fino al 2 novembre il pubblico possa immergersi al meglio nel suo mondo, visitando la mostra "More than kids". Ciò che colpisce di questo artista italiano capace di passare dal disegno alla scultura di grandi dimensioni, dagli arazzi e all'animazione, è la dedizione totale al lavoro, l'idea che l'arte serva davvero a cambiare il mondo, o almeno un pezzettino.

Questa mostra, prodotta e organizzata da Palazzo Reale e Arthemisia (in collaborazione con Piuma e con il sostegno della Fondazione Ferrero), a cura di Nicolas Ballario, è la più grande di Valerio Berruti mai realizzata. Berruti non è solo "l'artista dei bambini", è molto di più. A margine dell'inaugurazione di ieri ci ha detto: "Vengo dalle Langhe, da una famiglia semplice, contadina. Mia madre ha perso la sua all'età di 6 anni e tra i miei ricordi d'infanzia c'è questa foto che lei guardava, l'unica che la ritraeva piccolissima insieme alla mamma, e che la faceva ogni volta piangere. Ero piccino anch'io, ma ricordo di aver pensato voglio questo potere. Voglio creare immagini che emozionino la gente. Ho sempre disegnato; i miei amici giocavano a calcetto e io ritraevo loro che giocavano. Quando sono cresciuto ho continuato a realizzare bambini, via via semplificandoli, senza connotazioni particolari di vestiti o oggetti. M'interessa disegnare persone che sono umanità varia nella quale tutti ci possiamo rivedere".

Ecco dunque spiegato il titolo di questa mostra dall'allestimento così riuscito che ogni stanza è un passaggio verso una nuova meraviglia (e con una colonna sonora strepitosa): "More than kids, più che bambini ci dice Berruti perché i miei bimbi sono in realtà adulti. Siamo noi. Ci parlano di temi come il cambiamento climatico, le guerre in corso, la solitudine: non sono interessato a fare un'arte decorativa, voglio parlare delle urgenze del presente". Berruti ci riesce benissimo usando le tecniche più svariate: questa è sì una mostra di grandi installazioni (la prima, il busto di una bimba che guarda in alto dal titolo "Don't let me wrong", è nel cortile di Palazzo Reale, con colonna sonora firmata da Daddy G dei Massive Attack), ma anche di raffinati disegni che poi prendono vita nelle videoanimazioni. Non vorremmo svelare troppo, perché questa è una mostra che vive di meraviglia e sorpresa. Si comincia al buio dove appare, come in una visione, "A safe place", scultura gigante di una bambina abbracciata a un salvagente (è un gioco o è una naufraga?), passiamo poi a un bambino che gioca con le ombre e nella sala più intima - a bimbi che si abbracciano (un progetto che ha contribuito a finanziare l'ospedale di Verduno) e poi ancora alla sconvolgente sala con 42 bambine a capo chino, simbolo delle guerre in corso, fino al gran finale, pieno di colore e di vita, dove si può salire sulla "Giostra di Nina" (il nome della figlia dell'artista).

Seguendo le rigorose indicazioni

dei custodi di sala, a quattro per volta, si può vivere un minuto di magia, a cavalcioni di uccelli fatati: un'installazione che serve a riportarci alla nostra infanzia, a quel tempo in cui tutto poteva ancora succedere.

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