«Sveglia!». «Venduto». Una pioggia di fischi e di contestazioni accolgono il segretario del Pd Pierluigi Bersani in piazza San Babila. «Dì qualcosa di sinistra!» «Sveglia!». Lui, impassibile, guarda avanti, il sigaro in bocca. Non sarà certo un fischio di troppo - qualche contestazione arriva anche al presidente della Provincia Guido Podestà che sfila con la Brigata Ebraica - a rovinare il buonumore del segretario, che ha appena definito la manifestazione «bellissima». Peccato che le contestazioni arrivino dai suoi stessi compagni: prima i centri sociali poi i militanti di Rifondazione lanciano i loro strali contro il numero uno del Pd. Alle incitazioni morettiane «Bersani dì qualcosa di sinistra» si sovrappongono i «Venduto!» «Bersani sveglia».
Ma per un Bersani che incassa le critiche senza fare un plissè, ce n’è un altro che spavaldamente continua a ripetere come un mantra «lo dico da un mese e mezzo che ballottaggio o non ballottaggio, a Milano vinciamo». Al suo fianco, per tutto il corteo da porta Venezia a piazza Duomo, il parlamentare Emanuele Fiano del Pd, Filippo Penati, vicepresidente del consiglio regionale e capo della segretaria politica di Bersani. Alla sua destra, invece, il grande perdente delle primarie del centrosinistra per le comunali Stefano Boeri.
Ora è il momento di Pisapia. Il segretario lo va a cercare in mezzo al corteo, che non è ancora partito: un abbraccio, un «in bocca al lupo», qualche sorriso e via. I suoi «angeli custodi» Boeri e Penati fanno un passo indietro: nemmeno una stretta di mano. Pisapia finge di non farci caso: «Bersani mi ha detto che questa volta siamo convinti di farcela, non solo è possibile ma probabile. La nostra coalizione è ampia, unita, e compatta».
Sarà... Sono lontani i tempi in cui, fresco di sconfitta, Stefano Boeri, il favorito, si dichiarava «a disposizione di Pisapia». Brucia ancora troppo, a Penati, il pensiero di non aver corso alle primarie - dopo la doppietta perdente provinciali e regionali - e di essere stato sorpassato. Un mal di pancia mal celato, ancora un mese fa quando su Facebook sottolineava la totale assenza di Nichi Vendola dalla campagna elettorale per il «suo» uomo. «Nichi Vendola era a Milano per partecipare a un incontro alla Bocconi. Già che c’era - scriveva Penati il 23 marzo - poteva anche fare qualcosa a sostegno di Pisapia. Ho controllato anche le note delle agenzie stampa e, a meno di qualcosa che mi è sfuggita, non ho trovato neppure una dichiarazione in cui Vendola ha citato Pisapia».
Così ieri a distanza di un mese, Vendola ha ripetuto il copione: la presenza annunciata, anche se non ufficialmente nei giorni scorsi, alle 14,30 si è trasformata in un boccone al fiele. Pisapia minimizza: «Con Nichi c’è un rapporto di amicizia e coesione politica. Ci sentiamo quotidianamente».
Morale? Sbrigati i convenevoli Bersani e compagni si allontano per spostarsi alla testa del corteo, accanto alla leader della Cgil Susanna Camusso. Così il capogruppo del Pd in comune Pierfrancesco Majorino, il segretario regionale Maurizio Martina, il segretario provinciale, Roberto Cornelli, quello cittadino, Francesco Laforgia, che avevano rimesso (e ripreso) il mandato all’indomani della vittoria dell’ex parlamentare di Rifondazione alle primarie.
Pisapia rimane solo. Galvanizzato dalla folla sale sul suo camper elettorale (ma non doveva essere una manifestazione apartitica e apolitica?) per salutare la folla. la contraddizione sale al quadrato quando l’avvocato decide di non salire sul palco di Piazza Duomo, a differenza degli altri candidati sindaci.
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