Roma - Chi ha votato per Berlusconi ha accelerato verso le elezioni perché il governo di fatto non c’è più. Pier Luigi Bersani, segretario Pd, parlando a Radio Anch’io afferma che "Berlusconi è uno che non scherza, che non si ferma davanti a nulla: ieri abbiamo visto cose invereconde". Quanto ai parlamentari che hanno votato a favore del governo, per Bersani "così hanno accelerato verso le elezioni, altro che voto per la stabilità". Per quanto poi riguarda la "ricompensa" che avranno questi deputati da parte del governo, Bersani ha ironizzato: "Avranno delle soddisfazioni".
Governo senza maggioranza "Siamo in una situazione che mi fa dire che non c’è un governo" ha poi sottolineato Bersani. "Il presidente del Consiglio è riuscito a sopravvivere. Alla Camera non ha la maggioranza dei voti, e cioè il numero di 316 deputati. È stata un’operazione di sopravvivenza, riuscita raccattando e comprando voti". Ma mentre il Paese "ha un sacco di problemi", "ci sarà un vivacchiamento che non porterà alcuna decisione utile" a risolverli.
Enrico Letta: passo avanti per l'opposizione "È indubbio che nella giornata di ieri politicamente Berlusconi ha segnato un punto, questo sarebbe assolutamente ipocrita e non serio non sottolinearlo", ha detto Enrico Letta a Radio24. "Il voto ha rappresentato sicuramente un’occasione mancata ma ha rappresentato un passo avanti perché la maggioranza si è ristretta in condizioni tali che è impossibile governare. Però l’opposizione ora si è allargata dato il passaggio armi e bagagli di Fini all’opposizione", ha aggiunto il vice segretario del Pd.
D'Alema: da mentecatti criticare nostro voto La critica sul governo di responsabilità istituzionale e sul dialogo con Fini e Casini è "roba da mentecatti" secondo Massimo D'Alema. "Nessuno nel Pd è così stupido da poter sollevare questa obiezione. Cosa dovevamo fare? Votare la fiducia a Berlusconi per non fare sponda con Fli e Udc?", si chiede D'Alema intervistato da Repubblica.
E sul futuro del governo non ha dubbi: "Con questi numeri Berlusconi non può governare" e quindi "la prospettiva di un’alleanza con Fini e Casini" per un esecutivo di transizione «resta in piedi, il voto a Montecitorio non la esclude".
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