da Roma
Chi immaginava che laffanno del governo finisse con il voto di fiducia sulla Finanziaria al Senato, si sbagliava. Laffanno continua. Su tutto: dalla manovra alle pensioni; dalla cabina di regia al vertice di maggioranza. Unica nota positiva per Prodi, lapprezzamento della Commissione Ue alla Finanziaria. Ma è un abbraccio che la maggioranza conosce bene. È subordinato alla riforma della previdenza. E sullargomento Bertinotti rilancia lidea di Fassino (poi disconosciuta) di un referendum sulla riforma.
Finanziaria. Tappe forzate a Montecitorio per approvare la manovra entro venerdì, o al massimo sabato. A pesare sul voto finale (inevitabilmente di fiducia) la norma sulle prescrizioni dei reati contabili. La Casa delle libertà, in commissione Bilancio, presenta un emendamento che cancella la norma. La maggioranza lo boccia e lopposizione abbandona laula. Il governo assicura che la norma in questione verrà abrogata da un decreto previsto per il 27 dicembre prossimo. Intanto, il capo dello Stato sarà obbligato a promulgare una legge finanziaria (verosimilmente la firma avverrà il giorno della vigilia di Natale) a rischio copertura; e con palesi «forzature» legislative. Come quelle che riguardano il trasferimento sul deficit di questanno di 13 miliardi di obbligazioni emesse da Infrastrutture Spa: trasferimento previsto dallultimo comma della Finanziaria, che - solo per questo comma - dovrà entrare in vigore prima del 1° gennaio prossimo. Strascichi di manovra anche al Senato. I Verdi, da tempo, chiedono che venga modificata la misura sul Cip 6 (regolamento che prevede il prezzo a cui lo Stato acquista energia dai produttori elettrici privati). Il decreto del 27 dicembre non interverrà sullargomento, e i Verdi decidono di disertare il voto del Senato sulla legge comunitaria. Palazzo Chigi promette un vertice sullargomento, e i Verdi tornano in aula.
Vertice. Circola lindiscrezione che Prodi stia pensando a un vertice di maggioranza sulle riforme subito dopo Capodanno. Gli animi si agitano immediatamente. E largomento del vertice si confonde con quello della cabina di regia. «Non serve», dice Bertinotti. Fabio Mussi aggiunge: «La cabina di regia? Una bufala». E Silvio Sircana, portavoce di Palazzo Chigi precisa: «non cè ancora nessuna convocazione».
Pensioni e Confindustria. Le riforme, come dimostrano le reazioni, sono il nervo scoperto della maggioranza. E quella delle pensioni su tutte. Viste anche le prese di posizioni nei confronti della Confindustria. Fausto Bertinotti, per affossare ogni intervento in materia previdenziale, suggerisce un referendum sul tema fra i lavoratori. Nei giorni scorsi la stessa idea era stata attribuita a Fassino, che ha poi smentito.Ed agli industriali, il presidente della Camera ricorda: avete già avuto il cuneo fiscale. Limportante che sulla previdenza si parli con una voce sola, precisa Cesare Damiano, ministro del Lavoro. Rifondazione e Pdci, invece, vogliono far sentire la loro. E alla Confindustria che chiede riforme strutturali, tutta la maggioranza è compatta a criticare la previsione di una riduzione del pil, a causa della manovra. Per Mussi, Montezemolo è «core ingrato». Per Paolo Ferrero, ministro della Solidarietà sociale, gli imprenditori si lamentano «con la pancia piena». Mentre per Alfiero Grandi, sottosegretario allEconomia, «il governo farebbe bene a ripensare al cuneo fiscale», concesso alle aziende.
Bertinotti a Confindustria: avete già avuto abbastanza
Il presidente della Camera attacca Montezemolo: le imprese si accontentino del cuneo fiscale. E sulla previdenza rilancia la «consultazione» dei lavoratori
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