Politica

Bertinotti «spara» sull’esercito «Forza di occupazione in Irak»

Il futuro presidente della Camera: «Gli Usa non sono Occidente, la nostra è la civiltà della pace non della guerra». La Resistenza antifascista «religione civile dell’Italia»

da Roma

Le truppe americane in Irak, «non sono Occidente», non meritano neanche questa identificazione, dice Fausto Bertinotti: «Riappropriamoci dell’articolo 11 della Costituzione». Il probabile futuro presidente della Camera, che tra poche settimane si troverà a far discutere tra gli altri provvedimenti, il rifinanziamento della missione irachena, sta già mostrando la sua personalità che non sembra volersi domare anche se vestirà a breve i panni del garante di tutte le forze politiche.
Da San Martino di Montesole, nel Comune di Marzabotto, dove ha partecipato al 61° anniversario del 25 aprile, il leader di Rifondazione ha lanciato una dura invettiva contro la guerra in Irak e contro tutte le eventuali partecipazioni italiane ai conflitti mondiali e ha difeso i postcomunisti: «Quelli che dicono che noi saremmo vendicativi non sanno di cosa parlano», ha chiarito, lodando il passato della resistenza come unica «religione civile» del Paese. Gli Stati Uniti 61 anni fa erano gli alleati liberatori che sostennero la Resistenza, ma ora sono «un esercito occupante che pretende di essere l’Occidente. Ma non è quello l’Occidente, l’Occidente è quello della pace», ha insistito Bertinotti.
La futura terza carica dello Stato motiva così la sua idea: «La guerra moderna è terroristica perché smette di essere il pur terribile scontro tra eserciti. La guerra moderna è la guerra contro il popolo, contro la persona umana, la guerra barbara della tortura. Riappropriamoci noi italiani - ha quindi esortato nell’anniversario del 25 aprile - dell’articolo 11 della Costituzione, mettiamo fine a un Paese in guerra, torniamo a essere il Paese della pace». Il «no» alla guerra, il «ripudio» dell’articolo 11, deve essere netto e senza tentennamenti, dice Bertinotti, quando in calendario spicca la discussione già nei primissimi giorni del nuovo parlamento del rifinanziamento militare: «Di fronte a ogni barbarie e a ogni violenza - ha scandito ancora il leader di Rifondazione da Marzabotto - bisogna dire una cosa semplice: io non ci sto. Il no alla guerra, al terrorismo e alla sopraffazione è, credo, il lascito della resistenza e dell’antifascismo».
Secondo il segretario di Rifondazione e candidato alla presidenza di Montecitorio, l’Italia «ha una sola religione civile, ed è l’antifascismo. Questa religione non è solo memoria e radici, ma anche la possibilità di progettare il futuro, in particolare tutto ciò che è contro la guerra o la violenza». Un «richiamo alla Resistenza» importante anche in questi giorni dopo la strage di Dahab.
La religione civile della resistenza però non vuol dire avere ora nemici: «Noi ci siamo sottratti alla vendetta - ha chiarito Bertinotti da Marzabotto -. Quelli che dicono che noi saremmo vendicativi non sanno di cosa parlano. A chi dice che questa è una festa di regime noi diciamo: Dio perdona loro perché non sanno quello che dicono».
A chi gli ha fatto notare che il richiamo di Romano Prodi nei giorni scorsi in vista del 25 aprile era stato alla Costituzione soprattutto, il leader del Prc ha poi risposto: «Ha detto una cosa che mi pare vada ascoltata con grande impegno.

Penso che il ricorso a questi valori della Resistenza sia la possibilità di delineare un futuro di convivenza nel Paese e di allargamento della convivenza, di nuova inclusione nella democrazia che secondo me è un elemento fondamentale anche per valorizzare e difendere la Costituzione».

Commenti