Il Bertolaso di Santiago è una lady di ferro

È impegnata su tutti i fronti dell’emergenza. È una donna, come la presidente. E in questi giorni è al centro dell’attenzione perché deve rispondere a richieste, appelli, urgenze e anche critiche. Carmen Fernandez, responsabile della Protezione civile di Santiago non fa una piega: replica a tutti, voce rauca, risposte veloci, pronta a spiegare davanti ai suoi concittadini. In questi giorni è lei, la «Bertolaso» del Cile, uno dei volti più visti in televisione nel suo Paese, dopo il terremoto e lo tsunami dello scorso sabato.
Giornalista laureata a Santiago, con corsi di specializzazione nella gestione dei disastri e cataclismi negli Usa, all’Onu e in Spagna, e consulenze in molti Paesi latinoamericani, Fernandez è un personaggio molto presente nei media cileni già prima dell’emergenza terremoto. Ma ora è diventata quasi una protagonista. Alla guida dell’Onemi, la Oficina nacional de emergencia, dipendente dal ministero degli Interni, di fronte al disastro ha coordinato gli interventi sui mille fronti del centro-sud del Paese dove la popolazione chiede di tutto: dai viveri, all’acqua all’elettricità, alle ricariche per i telefonini, oltre al parere degli esperti per valutare la sicurezza delle case.
Dai suoi uffici a Santiago l’Onemi ha puntato soprattutto a pianificare e portare rapidamente a termine le operazioni di salvataggio della popolazione e ad acquistare alimenti ai supermercati per garantire l’approvvigionamento. Spesso è stato proprio l’Onemi, oltre alla presidente Michelle Bachelet, a presentare al Paese i tragici bilanci su morti e dispersi. In questi giorni la sede della Protezione civile è sotto assedio: insieme a personale dei carabineros e della polizia, i funzionari con i maglioni blu dell’organismo con il logo Onemi affrontano come possono le pressioni della stampa e soprattutto le richieste delle persone che si presentano negli uffici per chiedere aiuti o indicazioni per ritrovare i familiari dispersi. In questi giorni poi la Fernandez ha dovuto affrontare numerose critiche, soprattutto sulla lentezza nella consegna degli aiuti in molti punti del devastato centro-sud della costa cilena. Ma lei ha replicato: «Stiamo agendo tramite una rete di distribuzione che lavora insieme ad altri organismi, via terra tramite camion, via mare con le navi della marina oppure con i velivoli dell’aviazione». E ha precisato che ieri è scattata la consegna di una serie di abitazioni di emergenza: «Inizieremo con una prima tranche di 5mila case».
Sul numero delle persone colpite, la Fernandez ha preferito non fornire cifre precise: «È un dato che cerchiamo di aggiornare di giorno in giorno. Per ora il nostro obiettivo è coprire le necessità basiche di 2 milioni di persone». La presidente Bachelet ha detto che il terremoto ha interessato (direttamente o indirettamente) l’80% della popolazione, circa 15 milioni di persone. La Fernandez ha sottolineato che pur essendo un Paese che da sempre convive con i terremoti «il Cile in realtà non ha una “cultura da tsunami”.

Su questo fronte non abbiamo l’esperienza necessaria». E ha rinviato al mittente le accuse lanciatele dalla Marina militare, che aveva chiamato in causa l’Onemi per non aver reagito con prontezza sul fronte dell’allarme-maremoto.

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