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Bertolino, lo stupore comico per i «media»

Ne parliamo col caldo perché lui è sempre un sollievo. Un po’ come lo sarà un ghiacciolo alla menta tra una quindicina di giorni: salvifico e godibilissimo. L’ultima volta che lo abbiamo ammirato, fuori dal suo programma, è stato a Zelig dove tanti grandi «già arrivati» come lui hanno avuto «l’umiltà» di tornare a carriera avvenuta. Non perché Zelig non valga la trasferta televisiva, per carità, anzi... se fosse una vetrina sarebbe una vetrina di via Montenapoleone a Milano o di via Condotti a Roma. Quanto perché allo show di Claudio Bisio si è ormai abituati a pensare come a un trampolino per emergenti, a un’opportunità per giovani, e invece, mai come quest’anno, è stato anche una carrellata di big. Comunque, non è di Zelig che si deve parlare recensendo Enrico Bertolino. Dal momento che, su Raitre (dal venerdì alla domenica alle 23.35) di programma ne ha uno tutto suo che si intitola Glob, l’osceno del villaggio, che parla dei media, attraverso i media, con quelli che i media li fanno. E che ha la sua cifra: un umorismo un po’ leghista (in senso buono), un eloquio pulito (in senso buono), un ritmo rétro (in senso buono). Bertolino si ispira a Walter Chiari, tanto per intendersi. Così sta sull’attualità (dalle discariche, alla criminalità, alla crisi economica) ma la sdrammatizza un po’. Così parla di quelli che parlano dell’attualità (dai giornali alle tv) ma li ridicolizza un po’. Ogni volta ha un ospite, ogni volta lancia un sondaggio: l’ultimo, domenica scorsa, invitava il pubblico a eliminare, da un’ipotetica Isola dei famosi, Michele Santoro o José Mourinho (e Bertolino è interista...). Va in onda con una faccia perennemente sconcertata nei confronti della vita, con un irrisolvibile stupore per il genere umano, con una comica rassegnazione riguardo agli eventi. Certi eventi. E non avrebbe quasi bisogno di caricare il suo effetto con nient’altro. Invece ci aggiunge del suo. Ma non usa rabbia e non usa bandiere. C’è tanta vita di cui stupirsi, indipendentemente da come si vota. E Bertolino la intercetta tutta. Nella sua lunga carriera, iniziata come comunicatore, passata per il teatro, il cinema e per tonnellate di tv, è rimasto fedele alle sue caricature (per lo più nordiche), come nel cinema, Carlo Verdone, è rimasto fedele ai suoi personaggi.

Rinnovandoli senza stravolgerli, aggiornando i tic e i cortocircuiti con cui si trovano a fare i conti, senza mai rinnegare il suo stile, senza mai buttare via niente, senza mai correggere il tiro a seconda dei governi. Una manna in questa canicola televisiva.

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