Un «bestiario» dal volto umano

Ecco alcuni componenti del «bestiario» di Giovanni Pascoli. Il primo animale della casa Pascoli di San Mauro, un bastardino vissuto fra il ’58 e il ’69, si chiamava Jolì e sapeva imitare i gesti di fare la calza e sbadigliare. Una tortorina visitava Giovanni quando, a 7 anni, frequentava il collegio di Urbino, e nel becco portava sempre una briciola di pane. Ciribibì era un fanello che il poeta teneva in una gabbietta a Livorno fra l’84 e il ’91 per ascoltare il suo canto al levar del sole. Fu poi imbalsamato e posto nel suo studio. Anche la gatta Ciomma, con il suo piccolo, visse a Livorno (e a Massa): era bianca con chiazze nere. Canarin viveva nell’anticamera della casa di Livorno. Il passero Merlino aveva un’ala difettata.

Aspettava sempre cantando il ritorno di Giovanni e della sorella, morì nel 1905 a Castelvecchio ed è sepolto nell’orto in una cavità di marmo, sopra la quale il poeta scrisse versi elegiaci. Infine una caprina forniva per colazione il latte a Mariù. Morì strozzata incidentalmente per la negligenza di un giovane garzone che la lasciò libera con la corda al collo.

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