La Betancourt a Parigi abbraccia Sarkozy: "Mi avete salvato"

Accolta dal presidente e da Carla Bruni. Il racconto dei suoi terribili anni in mano ai guerriglieri delle Farc: "Tre anni incatenata in condizioni di "umiliazione, vessazione e tortura". La Radio Svizzera: "Pagati 20 milioni". Ma la Francia smentisce

La Betancourt a Parigi 
abbraccia Sarkozy: 
"Mi avete salvato"

Parigi - «Ho pianto molto in questi anni, di dolore e di indignazione. Oggi continuo a piangere, di gioia». Con queste parole una Ingrid Betancourt visibilmente commossa ha chiuso il suo primo discorso sul suolo francese dopo la liberazione. «Sogno da sette anni di vivere questo momento, è molto emozionante» aveva esordito, rivolgendosi poi al presidente francese Nicolas Sarkozy e prendendolo per mano: «Guardo quest’uomo straordinario che ha lottato molto per me, guardo tutta la Francia. Tutti voi che avete condiviso la disperazione mia e della mia famiglia. Voi che avete creduto che lottando, facendo della marce, inviando messaggi che sono riuscita a ricevere, nel profondo della giungla, e che mi hanno sostenuto fisicamente e spiritualmente, si potesse cambiare la situazione. Sono molto soddisfatta di esser qui, e di essere viva». L’ex ostaggio ha sottolineato l’importanza dell’azione politica francese per la sua liberazione, rimarcando come «questa operazione perfetta, impeccabile dell’esercito colombiano» sia anche «il risultato della vostra lotta». «L’alternativa - ha aggiunto - era un’azione militare, armi e sangue. Ce n’era già stata una, in passato, e gli ostaggi erano stati uccisi. In una situazione simile, non saremmo mai riusciti a sopravvivere».

Grazie alla Francia per «aver insistito nell’affermare di non volere alcuna azione militare» e per aver «fatto di tutto nel tentativo di negoziare con le Farc, che «hanno cercato in ogni modo di sfruttarci tutti per perseguire i loro fini politici, fino in fondo, senza mai prendere sul serio la possibilità del nostro rilascio». L’operazione per salvarla, prodotto di una «riflessione comune della Colombia e della Francia, è stata quindi un’operazione d’intelligenza, in cui gli eroi colombiani« che sono intervenuti non erano armati, non è stato sparato alcun colpo. Per questo ci tenevo a essere qui, a dirvi grazie, quanto contate nella mia vita».

Finita la cerimonia di accoglienza che le ha preparato l’Eliseo, tra i prossimi impegni dell’ex ostaggio franco-colombiana è previsto che trascorrerà la giornata di domani all’ospedale militare parigino di Val-de-Grace, dove sarà sottoposta ad una serie di controlli medici, tra cui le analisi del sangue. La prossima settimana Ingrid Betancourt sarà ricevuta in Vaticano da Papa Benedetto XVI.

Tre anni incatenata «Per tre anni sono rimasta incatenata 24 ore su 24», in condizioni di «umiliazione, vessazione e tortura». Ingrid Betancourt racconta le sensazioni vissute e le sofferenze subite nei suoi oltre sei anni di prigionia nella giungla colombiana. «Ho avvertito tentazioni a lasciarsi andare a comportamenti demoniaci - dice l’ex candidata alla presidenza della Colombia in un’intervista a Europe 1 - Penso che bisogna conservare una grande spiritualità per non scivolare nell’abisso». Dei suoi figli, Lorenzo e Melanie, che ha riabbracciato ieri sulla pista dell’aeroporto militare di Bogotà, la Betancourt dice di essere rimasta «assolutamente ammirata dal loro carattere eccezionale, dalla loro luce», hanno «una grande spiritualità, un’intelligenza e un umorismo che mi lasciano stupita».

Ossessionata da pensieri di suicidio e dalla paura di venire uccisa, Ingrid cominciava ogni giorno della sua prigionia alla 4 del mattino, infreddolita e depressa, ma sveglia nel buio per ascoltare alla radio le parole di incoraggiamento di sua madre. Spesso incatenata per il collo a un albero in campi segreti nella giungla, infestati da insetti e pieni di fango, aveva perso la voglia di mangiare. «La morte è il più fedele compagno di un ostaggio - ha detto la Betancourt ai giornalisti - Vivevamo con la morte... e la tentazione ci accompagnava sempre».

Paura di morire Consapevole che altri prigionieri erano stati uccisi nel corso degli anni, Ingrid temeva per la propria vita, di poter morire per mano delle Farc o in una battaglia fra ribelli e militari. E, come quasi tutti gli ostaggi liberati, ha detto che fondamentali per la sua sopravvivenza sono stati il pensiero dei figli e i messaggi trasmessi per radio da parenti, amici e sostenitori, che l’hanno aiutata a sopportare anche la grigia routine di giorni in cui i ribelli la obbligavano ad andare a dormire alle sei del pomeriggio. Durante la prigionia, la Betancourt ha anche cominciato a fumare, e usava le sigarette che riusciva a procurarsi come merce di scambio per procurarsi un pò di sapone o qualche medicinale per i suoi problemi di stomaco. Si lavava completamente vestita per sottrarsi agli sguardi dei suoi rapitori.

Esperienze dolorose A una domanda se l’avessero stuprata, Betancourt ha risposto: «Ho avuto esperienze dolorose... Ma non voglio parlare di ciò qui, ora, in questi momenti di felicità». Tentativi di fuga venivano puniti: incatenata per il collo, privata del cibo, obbligata a camminare a piedi nudi durante i trasferimenti da un accampamento all’altro. «Sono stata trattata come un cane - aveva dichiarato ieri a France 2 - C’era solo crudeltà e cattiveria».

Castro alle Farc: sbagliato rapire Fidel Castro si è unito al coro di soddisfazione per la liberazione di Ingrid Betancourt e degli altri 14 ostaggi e ha criticato le Farc che usano i sequestri come mezzo di lotta politica in Colombia. «Nessun fine rivoluzionario può giustificare il rapimento, nè di civili, nè di militari», ha ammonito i guerriglieri di sinistra colombiani l’ex Lider Maximo, in un articolo sul sito governativo Cubadebate. Castro, ricordando che la Betancourt e gli altri ostaggi erano in precarie condizioni di salute, si è detto sollevato dal loro ritorno in libertà «per un elementare sentimento umanitario». L’ex presidente cubano ha anche attaccato gli Stati Uniti, per il recente bombardamento di un campo delle Farc in Ecuador: «Assistiamo con preoccupazione - ha scritto Fidel - al tentativo di sfruttare il successo in Colombia per nascondere e giustificare gli orrendi crimini nei confronti degli altri popoli e la politica interventista in Venezuela e Bolivia.

La Radio Svizzera: pagati 20 milioni di riscatto Ingrid Betancourt e i suoi 14 compagni di prigionia sono stati liberati perchè le Farc sono stati «comprati» a suon di dollari. Lo ha affermato la radio della Svizzera romanda (Rsr) citando una fonte degna di fiducia, secondo la quale il prezzo pagato per la Betancourt è stato di circa 20 milioni di dollari. La fonte fa nomi e cognomi e chiarisce che il tramite tra Bogotà e i guerriglieri è stata la moglie del capo dei carcerieri della ex candidata alla presidenza. Secondo la Rsr, è la moglie di uno dei guardiani degli ostaggi che è servita da intermediario per la transazione, dopo essere stata arrestata dall’esercito colombiano. Reintegrata nelle Farc, sarebbe riuscita a convincere il marito a cambiare campo, ha spiegato ancora la radio. La «messa in scena» della liberazione degli ostaggi permette, secondo la radio elvetica, al presidente Uribe «di attenersi alla sua linea dura che esclude qualsiasi negoziato con i ribelli fino a quando tutti gli ostaggi non saranno stati liberati. Inoltre Uribe voleva poter decidere il giorno della liberazione anche in base alla sua agenda politica, afferma la radio sottolineando che il presidente colombiano ha chiesto al Cogresso colombiano di convocare immediatametne nuovo elezioni presidenzali anticipate.
Il ministro della Difesa colombiano, Juan Manuel Santos, mercoledì ha spiegato che la liberazione degli ostaggi è stata il frutto dell’infiltrazione di un agente segreto all’interno della leadership della guerriglia. La 'spia' è riuscita a riunire i 15 ostaggi (Ingrid Betancourt, tre americani e undici colombiani), detenuti fino a quel momento in tre gruppi separati, in un luogo in cui sono stati recuperati da un elicottero dell’esercito colombiano con il pretesto di consegnarli al capo delle Farc, Alfonso Cano, secondo la versione ufficiale.

La Francia: "Non abbiamo pagato" La Francia non ha pagato alcun riscatto alla guerriglia delle Farc per il rilascio di Ingrid Betancourt. Lo ha precisato il ministero degli Affari Esteri di Parigi. «La risposta è molto semplice: no», ha detto il portavoce Eric Chevallier, interpellato sulle indiscrezioni di stampa riguardo al pagamento di una somma in denaro. «Dal momento che non siamo stati coinvolti in questa operazione, non siamo stati interessati neanche a questa modalità di pagamento, ammesso che si sia effettivamente realizzato», ha detto il portavoce del ministero.

Finita la cerimonia di accoglienza che le ha preparato l’Eliseo, tra i prossimi impegni dell’ex ostaggio franco-colombiana è previsto che trascorrerà la giornata di domani all’ospedale militare parigino di Val-de-Grace, dove sarà sottoposta ad una serie di controlli medici, tra cui le analisi del sangue. La prossima settimana Ingrid Betancourt sarà ricevuta in Vaticano da Papa Benedetto XVI.

Castro alle Farc: sbagliato rapire Fidel Castro si è unito al coro di soddisfazione per la liberazione di Ingrid Betancourt e degli altri 14 ostaggi e ha criticato le Farc che usano i sequestri come mezzo di lotta politica in Colombia. «Nessun fine rivoluzionario può giustificare il rapimento, nè di civili, nè di militari», ha ammonito i guerriglieri di sinistra colombiani l’ex Lider Maximo, in un articolo sul sito governativo Cubadebate.

Castro, ricordando che la Betancourt e gli altri ostaggi erano in precarie condizioni di salute, si è detto sollevato dal loro ritorno in libertà «per un elementare sentimento umanitario». L’ex presidente cubano ha anche attaccato gli Stati Uniti, per il recente bombardamento di un campo delle Farc in Ecuador.

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