La Biaggi del tennis a 40 anni umilia la bella Sharapova

Maria Sharapova ha 23 anni e di lei ormai il mondo sa tutto. Tranne una cosa: Maria è vecchia dentro. Lo è per il tennis quantomeno, perché se un giorno esci dal campo battuta da una quarantenne, qualcosa si è rotto nel meccanismo che di te aveva fatto una divina. A Tokio ieri è successo, Kimiko Date - Krumm per matrimonio - l’ha sconfitta in tre set al primo turno, una distonia abbagliante nello scorrere delle cose, soprattutto se quando accade in fondo non è una sorpresa. Kimiko vince, Maria perde: non doveva finire così, eppure è stato logico. Eppure sembrava impossibile.
Quando la Sharapova, anno 2004, ha vinto il torneo di Wimbledon, la Date cercava di fare la mamma, inutilmente però. Lei era un’icona del suo Paese, capace di arrivare tra il ’94 e il ’96 in tre semifinali nei tornei del Grande Slam, e quindi di diventare personaggio da videogioco e perfino sparring-partner di Naruhito Hironomya, il principe ereditario. Kimiko nel 2004 insomma aveva già un’età, il tennis si limitava a commentarlo in tv rincorrendo inutilmente il sogno di un bebè col marito Michael Krumm - un tedesco pilota di formula Nippon trapiantato in Oriente e sposato tre anni prima -, mentre Maria aveva il mondo ai suoi piedi, regina sull’erba a soli 17 anni, una bellezza sfolgorante da lasciare senza fiato.
Poi però la vita cambia, abbiamo detto dei quarantenni che rincorrono i sogni - tipo Max Biaggi, appunto -, e allora la Biaggi del Sol Levante un giorno decide di rimettersi in gioco, dodici anni dopo aver riposto la racchetta, perché non ha più voglia di aspettare: «Il figlio non arrivava, mi hanno detto che facevo ancora troppo sport e che mi dovevo calmare. In effetti per anni mi sono allenata per le maratone, sono arrivata a correrla in meno di tre ore e mezzo, però mio marito è un appassionato di tennis e non mi aveva mai visto giocare. E allora alla fine mi ha convinto». È il 2009, Kimiko Date-Krumm, 39 anni, torna a giocare sul serio.
Siccome gli incroci dello sport sono impietosi, lo fa proprio nell’anno in cui Maria comincia a declinare: dopo quattro titoli dello Slam e lo scettro di numero uno del mondo, la Sharapova non sfila più come prima, i suoi completini alla moda servono solo ad attizzare le folle ma non i suoi tifosi, e il suo tennis - complice un infortunio alla spalla, spesso il guaio di chi ha troppo esagerato con la sua adolescenza - diventa prevedibile, banale, impalpabile.

Così insomma mentre Kimiko, con i suoi colpi destri costruiti (lei è mancina, ma in Giappone quella è la mano del diavolo) dimostra che non è tornata solo per avanspettacolo, intorno a Maria crollano tutte le certezze, a 23 anni, quando anche nel tennis ci sarebbe ancora tutta una vita davanti. Si arriva in pratica al torneo di Tokio, dove Sharapova-Date non avrebbe dovuto avere storia, ma dove invece vince un assioma anche troppo banale: la vita ricomincia (anche) a 40 anni. Chissà se Maria l’avrà capito.

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