da Milano
Elettrodomestici in recessione. Il mercato del bianco ha chiuso il primo trimestre dellanno con un calo del 5% in Europa; i margini scendono e gli aumenti delle materie prime (tutte, tranne il nichel) mettono sotto sforzo i costi, mentre i prezzi devono fare i conti, nella Vecchia Europa, con la forte concentrazione dei distributori, con i quali «la guerra è ferocissima per spartirsi i guadagni», osserva Aldo Fumagalli, presidente e amministratore delegato del gruppo Candy. LEst Europa e i Paesi emergenti, che registrano forti crescite, compensano la situazione generale. Spiega Fumagalli: «Molto pesante è la Gran Bretagna, per effetto della svalutazione della sterlina che costringe ad aumentare i prezzi; ma stiamo andando molto bene, per esempio, in Cina, dove grazie allacquisizione della terza marca locale produciamo un milione di lavatrici su un mercato che vale 17 milioni di pezzi allanno. Sono in corso programmi di elettrificazione e lo Stato finanzia le famiglie per lacquisto di elettrodomestici».
Grazie proprio allallargamento del mercato avvenuto tramite acquisizioni (quattro in due anni, in Cina, Turchia, Russia e Scandinavia), il gruppo Candy ha registrato una crescita del 10% nei primi quattro mesi del 2008 (nel 2007 il fatturato è stato di 1.115 milioni, con un margine lordo di 50). «Sarà difficile tenere questo ritmo per tutto lanno», ammette Fumagalli, che tuttavia appare moderatamente ottimista: «Credo che per la fine del 2008 si assisterà a una ripresa. Ho visto tante microrecessioni negli ultimi ventanni, e i mercati per fortuna sono elastici».
Per ora Candy ha chiuso la campagna acquisti, il cui finanziamento incide sulla redditività: «Il nostro margine è la metà di quello dei concorrenti (i tedeschi hanno i guadagni maggiori), lobiettivo è quello di raddoppiarlo: ma da novembre - osserva, per dare lidea di quanto sia un obiettivo impegnativo - lacciaio, che è la principale delle nostre materie prime, è aumentato del 64 per cento».
Candy, sesto gruppo del bianco in Europa, è al 100% nelle mani della famiglia Fumagalli, che non ha mai pensato alla quotazione in Borsa: «Mai come oggi sono felice di non essere a listino - dice il presidente -. Pensi al dramma di veder deprezzare la propria azienda del 30 o del 40% in pochi mesi!».
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