Biancocelesti da sesto posto, giallorossi quarta forza

Inutile sognare la luna. La Lazio, che pure inizia la stagione come vincitrice di Coppa Italia e Supercoppa, non è squadra da primi quattro posti. Più ipotizzabile invece una lotta per un piazzamento europeo insieme a Genoa, Napoli e Palermo. In un’ipotetica griglia di partenza del campionato, dunque, la squadra di Ballardini si pone quindi tra la terza e la quarta fila. L’arrivo di Cruz in attacco, del giovane Eliseu, cavallone di forza e velocità impressionanti, sulla fascia e del portiere Bizzarri, fra i migliori nell’ultimo campionato e ottima chioccia per Muslera, oltre che alcune modifiche tattiche del nuovo tecnico sono viatici importanti per la stagione. La Lazio giocherà su tre fronti, dovrà difendere la Coppa Italia vinta a maggio ai rigori con la Sampdoria e non vorrà sfigurare nemmeno nel nuovo palcoscenico europeo. E Ballardini, dopo le esperienze positive di Cagliari e Palermo, ha la prima vera occasione in serie A di dimostrare la sua incidenza nelle sorti di una squadra.
Secondo alcuni osservatori la Roma resta la prima candidata al quarto posto, malgrado la scorsa sciagurata stagione, malgrado una campagna acquisto di fatto inesistente, malgrado l’addio di Aquilani, Panucci e (perché no?) Montella. Una fiducia un po’ aprioristica che ci appare merito di una rosa comunque solida e non priva di assi e della figura di Luciano Spalletti, che spesso si è dimostrato abile nel cavare il 110 per cento dalle risorse a disposizione. Noi diciamo che essere la quarta forza del campionato (e quindi candidarsi al ritorno in Champions League) e magari sognare anche il terzo posto, se il Milan dovesse confermare tutti i limiti del precampionato, non è impossibile.

Due sono però le condizioni fondamentali per coltivare sogni di grandezza: tappare i buchi nella rosa, primo fra tutti quello in difesa (non si può pensare in grande subendo come l’anno scorso 61 gol). E accendere un cero sperando che il destino sia non diciamo benigno ma quanto meno neutrale. Affrontare ogni partita con sette, otto assenti è un lusso che nemmeno l’Inter si può permettere. Figuriamoci questa Roma...

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