Il Belpaese è sempre il Belpaese. «Ho origini irlandesi, ma sono stato abbastanza intelligente da sposare una ragazza italiana...», dice Joe Biden parlando di sua moglie Jill. Giorgio Napolitano prende la palla al balzo: «Non ho pregiudizi nei confronti degli anglosassoni, ma sono pronto a darle la cittadinanza onoraria». «Sì accetto - risponde il vicepresidente americano - e quando morirò, vorrei rinascere in Italia».
Il numero due di Washington è solo uno dei 42 tra capi di Stato e di governo arrivati a Roma per le celebrazioni del 2 giugno. Tra le ottanta delegazioni, ci sono pure Juan Carlos di Spagna, Abu Mazen, i presidenti di Germania, Argentina e Austria, il vicepresidente cinese Jin Ping. Al Quirinale tutta la giornata è scandita da decine di incontri bilaterali. Particolarmente caloroso il colloquio con Biden. Si parla di Libia. «Siamo fianco a fianco con gli Usa - spiega Napolitano - e abbiamo dato il nostro contributo anche alle operazioni militari autorizzate dall'Onu per impedire la repressione del movimento di libertà e del processo di risveglio del mondo arabo».
«Sotto la leadership del premier Berlusconi e del presidente Napolitano l'Italia è diventata per l'America un partner di straordinaria importanza», dice Biden al termine del faccia a faccia. L'alleanza fra i due Paesi era forte «anche in passato, ma io non sono qui per parlare di ieri, sono qui per festeggiare e celebrare l'unificazione dell'Italia e parlare del futuro, soprattutto per quanto riguarda la partnership fra i due paesi nell'ambito della Nato, del G8 e del G20».
Quanto alla Libia, dice il vicepresidente Usa, Roma è «un alleato molto importante per la coalizione perché ha sostenuto le decisioni degli Stati Uniti e rispettato le risoluzioni 1970 e 1973» del Consiglio di sicurezza dell'Onu. «L'Italia, come fa notare Biden, ha radici e una conoscenza molto più approfondita della Libia di qualsiasi altro paese nel mondo, e infatti gli aerei italiani proteggono i libici dalla brutalità del regime di Gheddafi». Più in generale, «l'Italia ha sempre sostenuto la causa della democrazia in Nord Africa, oltre a rivestire un ruolo importante in Iraq, in Afghanistan e in Libano».
Per questo adesso gli Stati Uniti esprimono gratitudine «per il lavoro davvero arduo» che i militari italiani portano avanti nell'addestramento delle forze irachene e afgane.
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