Largo ai giovani. Il Padiglione Italia della nuova Biennale di architettura si apre sotto il segno degli under 50. Ovunque sarebbe logico. Da noi merita un titolo sui giornali. A firmare il nuovo spazio espositivo, traslocato negli ampi spazi delle Tese delle Vergini allArsenale, è Luca Molinari, milanese, classe 1966. «Visto che mi considero un giovane curatore - spiega Molinari - ho voluto dare un segno concreto a questa virata generazionale. E ho affidato a un gruppo di trentenni la progettazione degli spazi». La dodicesima edizione della Biennale di Architettura, che si apre il prossimo 29 agosto per chiudersi il 21 di novembre - è diretta dalla giapponese Kazuyo Sejima. Sarà una Biennale nel segno del «dialogo» assicura la celebre progettista nipponica, prima donna a dirigere la manifestazione. Al centro della kermesse la mostra People meet in architecture (al Palazzo delle Esposizioni della Biennale e allArsenale) che si snoda come un unico percorso dove 43 partecipanti tra studi, architetti, ingegneri e artisti di tutto il mondo proveranno a rispondere alla domanda che la stessa Sejima ha posto loro: può larchitettura farsi portavoce di nuovi valori e di moderni stili di vita? «Questa mostra - spiega larchitetto giapponese - si impone prima di tutto come un momento di riflessione sullarchitettura del primo decennio del XXI secolo». Alcuni lavori si caratterizzano per la forte personalità delle soluzioni proposte, altri per la marcata connotazione tecnologica. Mathias Schuler di Transsolar, in collaborazione con Tetsuo Kondo, realizza, ad esempio, una nuvola di grandi dimensioni. Lo studio francese R&Sie(n), invece, presenta uninstallazione luminosa che riproducendo i cicli vitali, modifica la percezione degli spazi. Dietro la nuova collocazione del Padiglione Italia cè, poi, il rischio di una polemica che il presidente della Biennale, Paolo Baratta, si affretta a soffocare. «Il ministro Bondi - spiega Baratta - ci ha chiesto di far tornare il Padiglione Italia ai Giardini di Castello. Prima o poi potrebbe accadere. Magari solo per una volta e per motivi legati a un particolare tema storico della stessa esposizione. La nuova collocazione però è sicuramente più prestigiosa». Concorda il curatore che, a proposito del suo lavoro, aggiunge: «Qui da noi siamo vittime di amnesia diffusa e di paura del futuro». Ed il titolo della mostra presentata dal nostro padiglione è appunto Ailati. Riflessi dal futuro. Un gioco di parole dove «Italia» si guarda allo specchio. La mostra si articola in tre sezioni. Nella prima si indaga lultimo ventennio con una sorta di bilancio. Nella seconda («Laboratorio Italia») si analizza la situazione di oggi. La terza sezione si intitola «Italia 2050» e si basa sul dialogo con la rivista Wired, periodico dedicato alle nuove tecnologie e al mondo di internet.
E per chiudere, una notizia riguardante la Santa Sede.
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