Montenapoleone è per Finazzer Flory un mondo composito e profondo, perché simbolo di una nuova volontà di vedere la città e la sua complessità. Chi progetta lo spazio deve tenere presente questa prospettiva. Proprio a un architetto, Gianni Ravelli chiediamo di ricostruire le coordinate di questo legame.
Quali prospettive si possono aprire nel dialogo fra tradizione e innovazione?
«Il dialogo tra passato e futuro è da sempre una caratteristica delle città, nelle quali innovazione e tradizione vivono luna accanto allaltra. E questo vale soprattutto per Milano che, pur con tutti i suoi difetti, è comunque la città italiana più moderna e più aperta allEuropa: la più attratta dall'innovazione, anche se ultimamente linnovazione fatica a farsi strada. Montenapoleone è un esempio di questo dialogo: una strada in cui la grazia e l'equilibrio architettonico del passato sono diventati una specie di grande palcoscenico in cui si rappresenta una delle espressioni della bellezza dell'oggi, vale a dire la moda. Proprio per questo, non parlerei mai di strada del lusso. Perché la parola lusso può avere una connotazione fortemente negativa; può significare pacchianeria, ostentazione volgare: esattamente quello che Montenapoleone non è. Al contrario, potremmo dire che la fantasia e il gusto legati a prodotti di qualità hanno trovato casa in una delle vie più eleganti di Milano e più omogenee architettonicamente. Insomma, si è realizzata una continuità fra passato e presente».
Montenapoleone e Milano, è una storia difficile da sempre.
«Via Montenapoleone rappresenta una delle poche vere eccellenze di Milano. Per questo andrebbe protetta e salvaguardata. Purtroppo, così non è. Nonostante le continue promesse, il Comune non riesce a fare ordine in questa strada, che è (o dovrebbe essere) un biglietto da visita per la città. Sono ormai anni che Claudia Buccellati, presidente dell'Associazione di via, porta avanti una giusta battaglia per il miglioramento e la valorizzazione di Montenapoleone.
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