Dieci sale operatorie attive dalle sette della mattina alle 9 di sera, sei giorni la settimana. Circa 4.600 apparecchiature mediche: da quelle diagnostiche a quelle per la radioterapia intraoperatoria (si fa durante loperazione, evitando lunghi cicli post operatori) al nuovo robot chirurgico, che in certi casi (ad esempio alcuni interventi alla prostata) opera meglio del chirurgo. Quasi 20mila ricoveri e 12mila interventi lanno, per una degenza media che negli ultimi dieci anni è calata da 5,4 a 3 giorni. Sono alcuni dati dellIstituto Oncologico Europeo, il centro fondato nel 1994 da Umberto Veronesi con il supporto di alcune delle maggiori imprese italiane (tra cui Mediobanca, Fiat, Generali, Pirelli), oggi un punto di riferimento per la diagnosi e la cura del cancro per pazienti che vengono da tutto il mondo. A illustrare ieri, in via Ripamonti 435, sede dellIstituto, i dati dellattività 2007, è stato Carlo Buora, nome noto negli ambienti finanziari (è stato vicepresidente Telecom e amministratore delegato Pirelli), dal gennaio scorso presidente della società senza scopo di lucro. «Gli utili per statuto vengono reinvestiti nella ricerca», ha spiegato il manager. Lo Ieo è un caso di eccellenza anche nella gestione economica o meglio, dice Buora, una «dimostrazione di cosa può riuscire a fare la collaborazione pubblico-privato».
LIstituto fa parte infatti del Servizio sanitario nazionale, con l80% dei pazienti trattati in convenzione. Ma più che sui numeri i dirigenti del gruppo, che comprende anche il Centro cardiologico Monzino, hanno voluto enfatizzare gli aspetti della qualità delle cure, della ricerca scientifica e del «capitale umano». Per lamministratore delegato, Carlo Ciani (ex Credito Italiano e Mediobanca) due sono i punti di forza: «Il tempo pieno dei suoi medici, che ci permette di avere personale di altissimo livello dedicato interamente allIstituto, e la riduzione dei tempi di degenza, la più bassa in Europa in ambito oncologico». Riguardo alla produzione scientifica, Ciani ha affermato: «É la nostra bandiera nel mondo. Abbiamo uno dei più alti indici di pubblicazione (di lavori scientifici ndr.) pro-capite in Europa».
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