«Stiamo valutando la possibilità di portare un altro imam e per questo stiamo vagliando quattro o cinque candidature». Così Abdel Hamid Shaari, il presidente del centro culturale islamico di viale Jenner, getta acqua sulla notizia che - anticipata ieri dal Corriere della sera - è rimbalzata velocemente in tutti gli ambienti dove si guarda con attenzione alla penetrazione islamica a Milano: la imminente destituzione dellimam Abu Imad, da quindici anni guida spirituale della comunità musulmana sotto il Duomo. Un avvicendamento che non sarà indolore. Sul nome del nuovo imam si sono confrontate nei mesi scorsi le diverse anime della comunità di viale Jenner. E quando il nome verrà finalmente reso noto dalla sua biografia si capirà se la direzione che viale Jenner vuole prendere è quella della moderazione, del taglio dei ponti con gli ambienti estremisti: o se invece si sceglierà di proseguire in quella ambiguità che anche le indagini più recenti hanno evidenziato.
Limam uscente, Abu Imad, è personaggio poliedrico, difficile da etichettare. Ma i processi contro di lui finora hanno dato un giudizio netto: per tutta la prima fase della sua presenza a Milano, Abu Imad è stato un predicatore di violenza, legato a organizzazioni terroristiche lui stesso coinvolto direttamente in progetti criminali. Poi, dice lunica sentenza pronunciata contro di lui, si è dato una calmata. Per questo il tribunale di Milano, con la sentenza che lo ha condannato a tre anni e otto mesi, lo ha graziato della pena accessoria che quasi sempre accompagna queste sentenze: lespulsione dallItalia una volta scarcerato. Per lo Stato, Abu Imad una volta che avrà pagato il suo debito potrà tornare a predicare in moschea.
Così invece - stando allannuncio di Abdel Hamid Shaari - non sarà. Se la Cassazione confermerà la condanna di Abu Imad, al suo posto arriverà un giovane imam, regolarmente iscritto allalbo dei predicatori. Abu Imad, dice Shaari, resterà però in viale Jenner in un altro ruolo. Ma è proprio questa la prospettiva che vuole scongiurare il vicesindaco Riccardo De Corato, convinto probabilmente che fin quando Abu Imad resterà a Milano sarà sempre lui a tirare le fila: «Ho chiesto al ministro Maroni di espellerlo immediatamente, senza aspettare la sentenza della Cassazione», dice De Corato.
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