Billy Joel. autoritratto tra pop, rock, e melodia

Atteso a Roma, con Bryan Adams, per l’ormai rituale concerto estivo a ridosso del Colosseo, Billy Joel prepara la strada all’evento con questo doppio live registrato al Madison Square Garden di New York, nonché con un Best-of dall’ovvio titolo di Piano man. È altrettanto ovvio che nessuno dei due cidì aggiunge alcunché alla fama di questo onesto artigiano, alfiere d’un pop-rock comunicativo, melodioso, sorretto da un talento pianistico di intonazione classica. Ma 12 gardens ce ne conferma anche la classe di intrattenitore sobrio, alieno da ogni platealità, attento allo spessore poetico della musica, all’effusività del canto, al flusso ampio della melodia e all’originalità delle architetture armoniche.

Si parte con un’intensa Angry young man - e nel secondo disco con un’assorta Goodnith Saigon - e poi avanti per un totale di trenta canzoni: un compiuto autoritratto che da Laura spazia a The ballad of Billy the Kids, Vienna, Zanzibar, An innocent man, Big shot, Scenes from an italian restaurant e ovviamente Piano man, trionfalmente accolta dal pubblico. Un autoritratto riuscito, va da sé: nei momenti più pensosi come nel rock più irruento: a partire da una corrusca Movin’ out (Anthony’s song).

Billy Joel 12 gardens (Columbia)

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