10_11, un brunch che fa domenica

Il ristorante del Portrait di Milano propone da poche settimane un appuntamento l’ultimo giorno della settimana in cui godere di uno spazio ritrovato della città con proposte dolci e salate preparate dal bravissimo pastry chef Cesare Murzilli, piatti freddi e piatti caldi e dei bellissimi carrelli che movimentano l’esperienza. Ma il vero punto forte è l’atmosfera festosa e familiare

10_11, un brunch che fa domenica

La riscoperta del pranzo della domenica in un’atmosfera elegante eppure è festosa. E’ questo lo spirito del brunch del 10_11, il ristorante all day dining del Portrait, l’albergo della famiglia Ferragamo che da tre anni ha restituito ai milanesi l’agibilità della bellissima piazza urbana che costituisce il chiostro dell’ex seminario in cui ha sede. E che anche dal punto di vista gastronomico sembra aver deciso di lasciare traccia nelle abitudini dei milanesi. Dapprincipio fu la straordinaria pasta in bianco ideata dallo chef Alberto Quadrio nei primi mesi di apertura del locale e oggi realizzata con perizia da Luigi Cinotti, il piatto probabilmente più influente della scena gastronomica milanese degli ultimi anni, con innumerevoli tentativi di innovazione.

Ma al 10_11 hanno il vizio di inventare nuovi momenti e nuove occasioni. Negli ultimi anni si è messa in luce come probabilmente la migliore in città e forse in tutta Italia la colazione del mattino, aperta ovviamente agli ospiti dell’hotel ma anche agli esterni, solitamente refrattari a entrare in un hotel senza la chiave di una stanza in tasca. Invece il miracolo di questo albergo è questo: un luogo fluido che rompe le barriere, invitando tutti a usufruire degli spazi comuni. Così la colazione del 10_11 è diventata una sorta di status symbol, manager, creativi e milanesi di ogni fatta si avventurano in via Sant’Andrea, tra San Babila e Monte Napoleone, per riscoprire il piacere di iniziare la giornata con una poderosa coccola, all’insegna di prodotti panificati e pasticceria di altissimo livello (grazie alla squadra del pastry chef Cesare Murzilli, che coordina un dream team composto da dodici persone) facendo il pieno di energia per poi magari saltare il pranzo. E il brunch domenicale rappresenta la naturale evoluzione di questo concetto. Viene proposto soltanto la domenica a partire dalle 12 da pochissime settimane ma sembra già un appuntamento destinato a “spaccare”, proprio in una fase storica in cui il brunch (che ricordiamo: è una parola inglese crasi tra breakfast e lunch, ovvero colazione e pranzo) sembrava essere entrato, almeno a Milano, in una fase di stanca.

Io ho provato il brunch del 10_11 nella sua seconda domenica di apertura e vi posso dire che: 1) gli italiani confermano la tendenza a interpretare questo pasto più per l’”-unch” che per il “br-”. Insomma, più pranzo che colazione. Io sono arrivato alle 12,30 e la sala era semivuota, ma attorno alle 13 si è riempita in ogni ordine di posti; 2) l’atmosfera è quella di una festa in famiglia: l’allegria delle persone, il servizio attento ma sorridente, il buffet che dinamizza l’esperienza incoraggiando le persone a muoversi e a socializzare tra loro, contribuiscono a creare un clima avvincente, lento, rilassante, realmente domenicale; 3) la vera forza del brunch del 10_11 sono i carrelli, che girano tra i tavoli dando un tocco old style all’esperienza, ma anche di interattività e di spettacolo. Io mi sono imbattuto all’inizio in quello del bloody mary (il classico, il milanese, l’analcolico), preparati in tempo reale davanti all’ospite; a metà esperienza in quello del salmone, anch’esso lavorato à la volée; e alla fine in quello irresistibile della cheesecake, che mi ha fatto tristemente recedere dal proposito di non mangiare dolci: ne viene tagliata una fetta di differenti dimensioni che viene condita con una salsa (nel mio caso ai lamponi) ed eventualmente con altri elementi (frutta secca, frutti rossi, altro).

Avrete capito che l’esperienza del brunch 10_11 mi è piaciuta, molto. C’è un buffet freddo di proposte per lo più di pasticceria e panificazione, dal quale si possono attingere a volontà croissant dolci o salati, pizzette, vol au vent, e delizie di ogni foggia e poi verdure, formaggi, salumi. E poi si possono ordinare alcuni piatti caldi tra italianità e internazionalità: pancake, uova di molti generi (non ho assaggiato ma ho visto circolare quella Milano, con zafferano), un notevole club sandwich servito all’uso americano con patatine fritte a fiammifero e salse, qualche piatto vegetariano, ma anche un pollo grigliato con patate e peperoni che mi ha davvero riportato alle mie domeniche in famiglia. I carrelli di cui sopra arricchiscono l’esperienza donandole un tocco comunitario. Da bere, si può avere una bollicina nobile italiana oppure uno dei bloody mary, oppure centrifughe, oppure soft drink. Alla fine c’è il servizio del caffè, ineccepibile.

Il tutto costa 95 euro.

Un prezzo in apparenza alto ma assolutamente adeguato a un momento che riempie la giornata e che vale la pena godersi con lentezza e affetto, per se stessi e per chi ci accompagna. Io sono andato via alle 15,10 e la sala era ancora piena di good vibes. E questo non ha prezzo. Realmente.

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