Bimba costretta a prostituirsi

In Appello padre, madre e la sorella maggiore. Il pg ha chiesto otto anni per uno dei «clienti»

Chiusa a chiave in una stanza. Molestata dai clienti a cui la madre l’avrebbe «venduta». Con la minaccia di essere picchiata, se si fosse rifiutata di sottoporsi alle violenze. A soli dieci anni, in una famiglia di aguzzini.
Così ricostruisce in aula il sostituto procuratore Isabella Pugliese, nella requisitoria finale del processo d’appello a carico dei genitori della piccola, della sorella, dei nonni e di uno dei clienti. Imputati a vario titolo di violenza sessuale, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. Vittima, una bambina.
Una vicenda che risale a qualche anno fa e che, con ogni probabilità, arriverà a conclusione lunedì prossimo con la sentenza del processo di secondo grado. E proprio la bimba, con i due fratelli minori, si è costituita parte civile. Una ricostruzione, quella del pg Pugliese, che dà i brividi. «Dopo essere stata costretta a subire un padre padrone che picchia la madre - ha infatti spiegato il magistrato ai giudici della prima corte d’appello -, la bimba ha subito violenze peggiori, perché la madre ha pensato che fosse utile venderla per trarne profitto».
Il sostituto procuratore si è detta favorevole alla richiesta di patteggiamento formulata dal padre e dalla sorella maggiore della vittima.

In caso la richiesta fosse accolta, l’uomo - già condannato in primo grado a 12 anni di reclusione - beneficerebbe di uno sconto della pena, che verrebbe ridotta a nove anni. Diversa la situazione del «cliente». Per l’uomo, assolto in primo grado, Pugliese ha chiesto una condanna a otto anni.

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