Bimbi rom a scuola: si volta pagina

A Roma sarà monitorata la frequenza effettiva dei bambini rom iscritti a scuola. La scolarizzazione potrebbe essere appaltata a nuovi soggetti. Anche ad associazioni cattoliche che operano nel sociale. L’allarme lo ha lanciato due giorni fa il ministro Maria Stella Gelmini: «In Italia su 35mila bambini rom, 23mila non frequentano la scuola. Non si può fingere di non vedere che i bambini rom vengono utilizzati per l’accattonaggio». A Roma identica situazione. Anzi, peggio. Perché ai banchi vuoti si aggiunge la beffa della montagna di quattrini gettati al vento. Nel triennio 2005-2008, infatti, il Comune ha sborsato per la scolarizzazione 5 milioni e 832mila euro. Risultato? Aule deserte e un esercito di baby-accattoni per strada. Il 1° luglio scadeva il nuovo bando, quello 2008-2009. Due milioni e 104mila euro il costo, 2.027 in tutto i ragazzini iscritti. A giorni verranno aperte le buste. Stando ai dati, due terzi l’evasione scolastica, il Comune in questi anni avrebbe speso di fatto tremila euro all’anno a bambino. Sommando pure i costi del trasporto, 5mila euro. Con lezioni private di italiano e aritmetica direttamente nelle roulotte, si sarebbe speso probabilmente di meno. Un mezzo scandalo. La nuova amministrazione annuncia che vuole vederci chiaro, voltare pagina.
Laura Marsilio, assessore alla scuola, alla famiglia e all’infanzia del Comune di Roma, le cifre del ministro Gelmini fotografano anche la realtà romana? «Credo proprio di sì, nella capitale almeno il 50 per cento dei ragazzini rom si iscrive, ma non frequenta. Eppure 2 milioni e passa di spesa sono una bella sommetta, no? «Infatti, sono tanti. Il bando me lo sono ritrovato in eredità dalla precedente amministrazione. Già finanziato. L’ho limitato a un solo anno, voglio vederci chiaro». E come si muoverà? «Utilizzerò circa 50mila euro dei fondi destinati ai centri estivi dei bambini rom, per realizzare un monitoraggio che rilevi la vera frequenza scolastica. Un dato finora fornito al Comune dalle sole associazioni affidatarie». Le stesse che facevano il servizio? «A quanto pare. Per quel che riguarda i centri estivi, ho posto agli affidatari l’obiettivo di educare i bambini almeno al rispetto dell’ambiente e all’educazione civica. Prima mancava qualsiasi finalità che non fosse ricreativa».
Come mai il bando per la scolarizzazione lo vincono sempre gli stessi? «A me non interessa chi lo vince, ma con il sindaco Alemanno stiamo mettendo in piedi dei centri di ascolto con il mondo del volontariato. Ci sono molte associazioni cattoliche che operano nel sociale e che vogliamo far partecipare ai servizi del Comune. Associazioni, ad esempio, che hanno la casa-famiglia o la mensa per i senza fissa dimora. Con un piccolo contributo, magari si può allargare la loro attività alla scolarizzazione». Potrebbero vincere il bando e portare a scuola i bambini già da settembre? «Potrebbe essere, alcune associazioni che lo hanno fatto finora hanno prodotto scarsissimi risultati. Le cose vanno riviste pure sui costi. È possibile spendere meno con migliori risultati. Per i mezzi di Trambus spendiamo un altro milione e duecentomila euro, vogliamo capire bene quanti bambini nomadi salgono realmente sui pulmini». Alcune maestre si lamentano che i piccoli rom arrivano in ritardo, che li devono lavare...

«Ho fatto inserire nel bando di quest’anno l’obbligo agli affidatari di provvedere a lavare i bambini. Quanto ai ritardi, dicono, è perché devono portarli in scuole diverse. Lo verificheremo, in ogni caso i bambini devono entrare in orario».

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