«Bimbi sordi, no al sostegno È un ritorno al passato»

Gaia Carbone

C’è preoccupazione per la campagna dell’Ente Nazionale Sordomuti che vorrebbe imporre insegnanti di sostegno nelle scuole, neuro-psichiatri infantili e l’apprendimento della lingua dei segni a tutti i bimbi sordi. Per l’Aguav queste proposte «prevedono un ritorno al passato nella gestione della sordità infantile» poiché sono un’evidente involuzione rispetto ai traguardi della tecnologia e della medicina e non tutelano i diritti dei sordi che possono sentire, come sostiene la Presidente, Tiziana Basso.
Oltre ai sordomuti e ai sordi impiantati tardivamente, vi sono anche i nuovi sordi, ovvero i bambini che grazie all’impianto cocleare conducono una vita normale già dal terzo anno di vita: hanno una buona capacità uditiva, una normale maturazione affettiva/sociale e un apprendimento scolastico simile a quello dei loro coetanei udenti.
L’impianto cocleare è una delle innovazioni medico chirurgiche più importanti del millennio poiché si tratta del primo organo sensoriale artificiale utilizzabile clinicamente. Esso necessita una spesa iniziale elevata ma i suoi costi, sostenuti dalla Regione, vengono nettamente recuperati con il risparmio delle provvidenze economiche e del mancato utilizzo del sostegno scolastico.

I benefici e i notevoli risparmi economici potrebbero però essere pienamente soddisfatti solo se la legislazione sul riconoscimento del sordomutismo e dell’invalidità tenesse conto di questa moderna tecnologia. Ecco perché l’Associazione Genitori ed Utenti Audiovestibologia Varese vuole far sentire la sua voce e rivendica per i propri figli, un futuro di bambini «normoudenti» a cui hanno, a tutti gli effetti, diritto.

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