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Il bimbo che va di moda: monello di giorno ed elegantissimo di sera

Monelli di giorno, elegantoni di sera: questa la tendenza emersa nel corso di Pitti Bimbo, rassegna fiorentina che chiude oggi i battenti con un'affluenza di buyer in crescita soprattutto per gli stranieri con in testa spagnoli, tedeschi, russi e francesi. Così nelle collezioni per l'estate 2011 prevale una doppia anima fatta di creatività e buonsenso. «La nostra immagine declina lo spirito creativo dello stilista di Manchester e le esigenze di praticità dei piccoli», dichiarava Roberta Mandelli, direttore commerciale della Falber che produce le collezioni Richmond oltre a Husky, ponendo l'accento sul mix di tessuti pratici e d'immagine strong. Così nella bambina la marsina di raso di cotone è modellata come un frac e il giubbotto di pelle è rosa fucsia mentre il maschietto si riconosce nel chiodo di pelle laserata. Per Husky il best seller è il classico trapuntato rubato dall'armadio di papà. L'abbigliamento infantile, comunque, è tutt'altro che facile. Ne sa qualcosa Enzo Fusco, stilista imprenditore che ha cominciato la sua carriera proprio in questo settore e che oggi è autore del successo di Blauer e del rilancio di C.P. Company. «Le proposte più innovative si vedono nelle taglie piccole anche perché dopo i dodici anni i bambini scelgono secondo il proprio gusto. Siamo stati i primi a proporre un abbigliamento funzionale, aggressivo e mai leccato», dichiarava spiegando che il giubbotto deve essere impermeabile e traspirante, che felpe, maglie e T-shirt devono utilizzare fibre naturali e che i pantaloni debbono essere stretch.
La chiarezza di obiettivi è una strategia vincente e lo dimostra Fay del gruppo Tod's che a Firenze ha proposto anche per il bambino il progetto double life attraverso un gilet imbottito di peso piuma posizionabile sotto tutti gli indumenti. «I segnali positivi che ci giungono dal mercato ci inducono a investire nel futuro», confermava Franco Ferrari, amministratore di Spazio Sei Fashion Group annunciando per il 26 luglio l'apertura in via Montenapoleone a Milano del quarto negozio Kidspace dove trovare le proposte firmate Ice Iceberg, Parrot, Ki6? e Miss Blumarine Jeans. Che il mercato premi i bravi è chiaro e che ci siano spazi per fare sempre meglio altrettanto. «Il nostro punto di forza è l'assortimento», sosteneva Alessandra Chiavelli titolare de Il Gufo che alle irresistibili collezioni neonato aggiunge quelle per bambini dai due ai 14 anni. «Vinciamo grazie a cose semplici e sostanziose che le mamme possono passare anche ai figli più piccoli», aggiungeva la signora mentre faceva osservare tessuti dai lavaggi speciali e sofisticate lavorazioni manuali come gli intrecci sui vestitini da bambina e gli animali ricamati sulle tutine dei neonati. «Non facciamo cose per bambini che vanno in giardino a giocare perché le aziende italiane devono eccellere in una nicchia creativa all'altezza del made in Italy anche se alcuni prodotti molto elaborati siamo costretti a farli fare altrove perché costerebbero moltissimo», diceva Mauro Serafini titolare della Miss Grant di Bologna che produce su licenza anche Ballantyne e Les Copains e grazie a un trend di crescita del 30 per cento può annunciare la nascita di una collezione donna con il marchio Lu-Lù.
Insomma la moda bambino ha ancora molte opportunità di sviluppo ma deve favorire l'ingresso di nuovi talenti.

«I giovani stilisti fanno fatica a uscire con loro proposte perché i costi di produzione sono troppo alti e il settore ha bisogno di un serbatoio di nuovi talenti», dichiarava ieri Giuliana Parabiago, direttore di Vogue Bambini, annunciando per gennaio la prima edizione del concorso Who is on Next? in collaborazione con Pitti Immagine e Alta Roma. Obiettivo? Selezionare tre nuovi designer italiani o che vivono in Italia che potranno veder realizzata, fotografata ed esposta al prossimo Pitti la loro prima minicollezione per bambini.

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