Si è opposta alla sua estradizione negli Stati Uniti Manuela Antonelli, la donna arrestata il 28 gennaio scorso, poi scarcerata con obbligo di firma tre volte a settimana, per aver sottratto al padre americano il figlio Liam, di 8 anni. Il mancato consenso è stato espresso dalla donna davanti al presidente della IV sezione della corte dappello Domenicomassimo Miceli. Latto si inserisce nellambito di quella che sarà una lunga vicenda: da quando la donna è finita a Rebibbia scattano i 45 giorni entro cui devono arrivare allattenzione della corte dappello tutti i documenti.
Il tribunale per i minorenni ha fissato al 12 febbraio ludienza per stilare un programma di incontri protetti tra madre e figlio alla presenza degli assistenti sociali. Contro tale decisione si sono opposti i legali della madre, gli avvocati Francesco Caroleo Grimaldi, Giovanna Mazza, Antonella Tomassini, che hanno ricorso anche contro un altro provvedimento dello stesso tribunale che ha autorizzato il cambio di scuola di Liam, come chiesto dalla zio materno, presso il quale vive provvisoriamente il piccolo. Entro il nove febbraio inoltre il ministero della Giustizia dovrà esprimersi sul mantenimento dellobbligo di firma: ove non ne stabilisca la permanenza, la misura coercitiva decadrà automaticamente.
«Cè il rischio che mio figlio compia atti autolesionistici - ha detto la donna -. Lha già fatto in passato, nel luglio 2006 in occasione di una vacanza con il padre. I suoi diritti devono essere tutelati e gli deve essere permesso di avere una vita normale. Cambiare scuola a Liam significa togliergli forse lunico punto di riferimento che gli è rimasto. Lui lì ha le sue maestre, i suoi amici, e strapparlo da quella realtà che conosce da sempre vuol dire fargli del male per lennesima volta, punirlo perché non vuole stare con il padre. Io non posso vedere nè sentire mio figlio, neppure al telefono posso dirgli ciao, lo hanno destinato alla zio con cui non ho più rapporti da quattro anni».
La madre non sa dove lo zio abita e quale sia la nuova scuola del piccolo. «Io, il 28 novembre scorso, lho portato via perché se fosse andato alla casa famiglia, come deciso dai giudici minorili, non lavrei più rivisto - racconta disperata -. Qui stanno continuando a violare i diritti di questo bambino che nessuno vuole ascoltare. Lui è talmente arrabbiato, ha più volte detto che vuole stare con me e non con il padre. Ne ha spiegato le ragioni. Sicuramente gli avranno detto che la mamma è lontana, che è finita in prigione, ma lui sa che gli voglio bene e che lo riabbraccerà presto.
Bimbo conteso: la madre si oppone allestradizione negli Usa
Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.