Bimbo ucciso Il morso sul piedino risalirebbe a molto prima della morte

Conclusioni opposte rispetto a quelle portate dall’accusa su una delle prove chiave del caso del bimbo di otto mesi ucciso la notte del 15 marzo a Genova: sono quelle cui sarebbe giunto il perito nominato dagli avvocati di Giovanni Antonio Rasero, il 29enne in carcere dal 16 marzo per la morte del piccolo Alessandro Mathas. La prova che ha tenuto Rasero in carcere (mentre la donna è stata scarcerata) riguarda un morso sul piedino del bambino, dato, secondo il perito nominato dal pm, a ridosso della morte, quando Alessandro era agonizzante. Il livido era apparso infatti post mortem. Il dottor Marco Canepa, nominato dagli avvocati della difesa Giuseppe Nadalini e Romano Raimondo, riterrebbe invece che il morso non sia stato dato a ridosso della morte e che altre sevizie a cui era stato sottoposto il piccolo non gli fossero state inflitte negli ultimi minuti di vita. Sul corpicino del bambino sono state trovate bruciature di sigaretta nel padiglione auricolare sinistro e sulla cresta iliaca sinistra e lividi da pizzicatura sul collo.

Anche queste lesioni sarebbero state procurate al bambino in precedenza rispetto al lasso di tempo tra la mezzanotte e l’una e mezza, quando la madre, Katerina Mathas, avrebbe lasciato il figlio a Rasero. Intanto il sostituto procuratore Marco Airoldi ha firmato il nullaosta per la sepoltura di Alessandro. La data dei funerali non è ancora stata fissata.

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