Roberto Fabbri
«Non sarò mai catturato vivo». Una voce duomo che sembra essere quella di Osama bin Laden lancia una sfida che al tempo stesso nasconde lammissione di una qualche forma di resa. È un nastro audio della durata di 11 minuti e 26 secondi, diffusa ieri dal sito web «Al Sahab», usato dagli ambienti del fanatismo islamico. E tutto fa ritenere che si tratti della versione integrale, finora mai divulgata, del messaggio diffuso lo scorso 19 gennaio da Al Jazeera, la televisione satellitare pan-araba che tante volte ha rilanciato verso il mondo esterno le comunicazioni dei terroristi di Al Qaida.
Un mese fa erano stati diffusi solo alcuni passaggi del comunicato del numero uno di Al Qaida, che la Cia aveva giudicato autentico. Bin Laden, in quello che era il suo primo messaggio da oltre un anno, proponeva alla coalizione occidentale unimprobabile tregua «per favorire la ricostruzione dellAfghanistan e dellIrak», ma al tempo stesso minacciava nuovi attentati negli Stati Uniti («sentirete gli effetti delle nostre operazioni nelle vostre case, Inshallah»), già colpiti per suo ordine e grazie ai suoi generosi finanziamenti l11 settembre 2001.
Nella registrazione diffusa ieri, il presunto ma probabilissimo Bin Laden riversa sugli Stati Uniti il consueto quantitativo di contumelie e minacce. A suo avviso, le forze armate americane si sono macchiate in Irak di «azioni barbare» paragonabili a quelle compiute da Saddam Hussein. «La loro criminalità è arrivata fino allo stupro di donne davanti ai loro mariti (...) E la tortura degli uomini è giunta a bruciarli con acidi e a scaricare scosse elettriche nei loro genitali», sostiene il capo di Al Qaida.
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