da Roma
Il velo islamico nasconde il volto delle donne ma mette a nudo invece tutte le contraddizioni di una società che vuole essere democratica, multiculturale, laica e liberale ma non sa decidere qual è il confine oltre il quale la manifestazione della propria appartenenza a una fede attraverso un simbolo diventa invece intolleranza, fanatismo, prevaricazione.
Il burqa, il velo che copre interamente il volto, mette a nudo soprattutto lincoerenza dello schieramento oggi al potere. Il governo Prodi al proprio interno accoglie posizioni inconciliabili e lascia sospese troppe domande. Occorre invece estrema chiarezza in una situazione ad alto rischio sociale come è oramai anche quella italiana dove lungo la strada, nelle aule universitarie, a fare la spesa si incontrano e camminano fianco a fianco ragazze seminude e donne infagottate fino agli occhi. E a volte se una di quelle infagottate tenta di imitare la moda occidentale corre il serio rischio di essere picchiata dai parenti o peggio.
Il burqa è una «libera scelta delle donne musulmane», come dice il ministro per la Famiglia, Rosy Bindi e dunque come tale va rispettata o rappresenta «unoffesa alla dignità della donna», come afferma il ministro per le Pari Opportunità, Barbara Pollastrini? La decisione del prefetto di Treviso, Vittorio Capocelli, che concede «licenza di burqa» scatena un dibattito quasi tutto al femminile dentro il centrosinistra.
La Bindi dice sì e si lancia anche in un azzardato paragone con il crocifisso. «Vogliamo i nostri crocifissi appesi nelle nostre aule e siamo anche rispettosi del velo, se viene liberamente portato, come segno della propria civiltà», sostiene il ministro, mettendosi così in pieno contrasto con quanto invece afferma la Pollastrini. «Sono sconcertata e indignata. Ritengo la copertura integrale del volto unoffesa alla dignità delle donne. Dunque sul burqa non può esistere alcuna ambiguità. Il no è netto», dice la Pollastrini che richiama «la legge numero 152 del 1975 che, allarticolo 5, vieta di fare uso, in luogo pubblico, di una copertura totale del volto». La Pollastrini poi ricorda che pure «il premier Romano Prodi e il ministro dellInterno, Giuliano Amato, sono sempre stati chiari in merito». E infatti il Viminale chiarisce subito: «Abbiamo già detto e ribadiamo che luso del burqa è inaccettabile». Peccato che a poca distanza, al ministero della Solidarietà sociale, ci sia il ministro Paolo Ferrero che invece giudica «il provvedimento del prefetto di Treviso sul burqa intelligente perché evita contrapposizioni fittizie, permette di identificare una persona e non impedisce lutilizzo di un costume religioso».
Difficile far digerire un simile giudizio a Vittoria Franco, presidente della Commissione Cultura di Palazzo Madama e coordinatrice nazionale delle donne ds. Per la Franco «la decisione di consentire il burqa alle donne è illegittima perché la legge vieta la circolazione a viso coperto, al di là della disponibilità individuale a essere identificati». E ancora è una decisione «sbagliata, perché anche la libertà religiosa ha un limite quando è in gioco la dignità della persona umana. E il burqa viola tale principio e offende la dignità della donna. È triste constatare che vi sia chi non vede questo. Segno che è ancora lunga la strada di unintegrazione basata sul rispetto reciproco». Viste le critiche la Bindi cerca di correggere il tiro. «Il problema è se il burqa è segno di oppressione, allora io sono contraria, o se è simbolo di una civiltà e una cultura e allora non sono contraria», insiste il ministro, senza però riuscire a placare gli animi. «Da un anno e mezzo lItalia sta diventando fondamentalista, è il momento di dire basta: tutte le donne dovrebbero alzarsi e dire basta» sindigna Souad Sbai, presidente dellAssociazione donne marocchine in Italia e membro della Consulta per lIslam italiano.
Unanime il coro di critiche del centrodestra. Fabrizio Cicchitto, vice coordinatore di Forza Italia definisce il burqa una «forma di vessazione nei confronti delle donne».
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