Roma - La Bindi resta senza famiglia. «Orfana» di molti colleghi di governo a cominciare dai ministri Paolo Ferrero della Solidarietà Sociale, Barbara Pollastrini delle Pari Opportunità, Fabio Mussi dell’Università ed Emma Bonino del Commercio Estero. I gay, dice il ministro Bindi, non possono essere invitati alla Conferenza governativa sulla Famiglia, che si terrà a Firenze a fine maggio, perché le coppie omosessuali non hanno nulla a che vedere con la famiglia, così come è tutelata dalla nostra Costituzione. Questa volta la titolare del dicastero della Famiglia ha voluto scegliere: dire sì o no, è bianco o è nero. E si è scatenato il putiferio.
Prima le proteste delle associazioni omosessuali, poi quelle del diessino Franco Grillini. Ora la dissociazione di Ferrero. «Non condivido la scelta del ministro Bindi di non invitare le organizzazioni omosessuali al Convegno nazionale di Firenze. Ritengo pertanto che nemmeno la mia partecipazione sia opportuna», annuncia secco Ferrero, che aggiunge: «I temi dei diritti di cittadinanza di tutti i cittadini, al di là del loro orientamento sessuale e delle loro scelte di vita, avranno evidentemente altre sedi di discussione». Contro la scelta della Bindi anche la Pollastrini. Insieme hanno firmato il disegno di legge sui Dico per il riconoscimento dei diritti delle coppie di fatto, che ora è in discussione in commissione Giustizia al Senato.
La Pollastrini trova giusto far partecipare alla Conferenza «persone che, nella loro esperienza quotidiana, convivono in un progetto d’amore e d’affetto indipendentemente dal proprio orientamento sessuale». Dunque, dice la Pollastrini, non si sarebbe mai comportata come la Bindi: «Non avrei mai escluso qualcuno, singoli o associazioni». Mussi è «stupefatto» perché «all’alba del terzo millennio si discuta ancora sui gay, come nel Medioevo: penso che Bindi abbia sbagliato». Oltretutto Ferrero e la Bonino saranno pure seguiti in blocco dai loro partiti: Rifondazione e Rosa nel Pugno.
Un brutto colpo per la Bindi e per tutto il governo che non può permettersi di restare indietro su un tema centrale come quello della famiglia, sul quale la coalizione di centrosinistra si sta dilaniando dall’inizio della legislatura. Prima la spaccatura sui Dico che i cattolici dell’Unione non volevano fosse presentata dal governo ma che seguisse la via parlamentare. Poi la contrapposizione sul Family day indetto dalle associazioni cattoliche che finirà inevitabilmente per connotarsi come manifestazione anti-Dico e alla quale prenderanno parte esponenti del governo come Fioroni e Mastella. Proprio per sottolineare l’attenzione del governo alla famiglia la Bindi sta promuovendo da settimane la Conferenza istituzionale sul tema fissata per fine maggio.
E adesso, dopo il suo annuncio sull’esclusione dei gay, piomba come una mannaia il no dei ministri. Il governo Prodi arriva così ancora una volta in frantumi ad un appuntamento cruciale. Sono mesi che la Bindi tenta la via del dialogo e della conciliazione degli opposti, come dicono nel centrosinistra. O quella del cerchiobottismo, come preferiscono definirla dall’opposizione. Ha firmato i Dico, ma non vorrebbe rompere con le gerarchie cattoliche, ha detto sì al riconoscimento dei diritti degli individui nella coppia omosessuale, ma non ai diritti delle coppie gay in quanto tali. Uno slalom fra posizioni inconciliabili, un percorso lungo il quale ora rischia di trovarsi sola: troppo progressista per gli alleati cattolici, troppo conservatrice per quelli laici e di sinistra.
E adesso, dopo l’ennesimo incidente, la Bindi cerca di ritrovare consensi. «Questo governo ha dimostrato di fare politiche in favore della famiglia e di non discriminare le persone omosessuali», dice la Bindi, dispiaciuta per la presa di posizione di Ferrero. «Ho dato il mio contributo ai Dico, che riconosce diritti e doveri dei conviventi senza discriminazioni sugli orientamenti sessuali e senza confusione tra unioni civili e famiglia. - prosegue -.
La famiglia per noi è quella di cui parla senza ambiguità la Costituzione ed è questa famiglia che sarà al centro dei lavori della Conferenza di Firenze. È una scelta coerente con il mio mandato di ministro e con il programma di legislatura illustrato in Parlamento».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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