«Lidea che la vita sia materia manipolabile dalla scienza al pari di altri agglomerati organici, o il pietismo facile di chi si commuove davanti a situazioni limite e crede che ciò valga come rispetto della dignità umana», rappresentano per Benedetto XVI delle «derive pericolose». E lo è anche la pretesa dello Stato di «fissare per legge questioni etiche facendosi esso stesso principio di etica». «Ciò è possibile - ha aggiunto il pontefice - solo se si riconosce che in esse brilla il fondamento della legge naturale, inscritta non dalluomo ma da Dio». Nel suo discorso alla Pontificia accademia della vita il Papa ha poi spiegato che «la scienza da sola non basta a comprendere il valore della dignità umana, né a garantire il rispetto per la sacralità della vita».
Benedetto XVI ha affrontato il nodo delicato del corretto approccio legislativo ai temi delletica nelludienza concessa agli esperti (medici, giuristi e bioeticisti) del dicastero, riuniti in assemblea generale e guidati dallarcivescovo Rino Fisichella. Ieri il Pontefice ha ribadito che la partita dello «sviluppo umano integrale» si gioca nel campo della bioetica. «Si tratta di un ambito delicatissimo e decisivo, in cui emerge con drammatica forza la questione fondamentale: se luomo si sia prodotto da se stesso o se egli dipenda da Dio. Le scoperte scientifiche in questo campo e le possibilità di intervento tecnico sembrano talmente avanzate da imporre la scelta tra le due razionalità: quella della ragione aperta alla trascendenza o quella della ragione chiusa nellimmanenza». La bioetica necessita di un solido «richiamo normativo» e questo si rifà alla «legge morale naturale». Perché il riconoscimento della dignità umana in quanto diritto inalienabile «trova il suo fondamento primo in quella legge non scritta da mano duomo, ma iscritta da Dio Creatore nel cuore delluomo».
E gli scienziati «non possono mai pensare di avere tra le mani solo materia inanimata e manipolabile. Fin dal primo istante, la vita delluomo è caratterizzata dallessere vita umana e perciò portatrice sempre, dovunque e nonostante tutto, di dignità propria».