Cè una sorta di dannazione eterna che spesso mette in crisi gli scrittori di genere: la creazione del passato del proprio eroe e lo sviluppo progressivo della sua psicologia e dei mutamenti del mondo che lo circonda. Quindi non deve essere stato facile per Gianni Biondillo tessere le architetture di Il giovane sbirro, in cui percorre passato e presente delle avventure del suo ispettore Michele Ferraro.
Frammenti della sua vita erano già stati raccontati in Per cosa si uccide e Con la morte nel cuore, ma qui lautore milanese ha cercato di riunire tutti i fili. Vengono così «rimontati» racconti pubblicati in antologie di Mondolibri, Morganti editori, Mup editore, Noreply e Guanda, ma trovano spazio anche lunghe parti inedite che costruiscono laffascinante albo fotografico dellispettore. Biondillo ha imparato molto dalle regole della continuity dei serial televisivi e delle graphic novel americane. Sa quanto si debba giocare con il destino degli eroi e dei supereroi per farli entrare nella mitologia del lettore. E così nelle prime pagine scopriamo che anche un romanzo generazional-musicale come Per sempre giovane (pubblicato la scorsa estate) faceva parte della saga dellinvestigatore di Quarto Oggiaro. Sotto gli abbreviati nomi di Fra e Mic, lo scrittore milanese aveva infatti celato proprio i suoi Francesca e Michele Ferraro.
Nel loro passato i coniugi Ferraro sono stati teneri fidanzatini ma anche appassionati musicisti, cresciuti fra cantine polverose e concorsi canori senza alcuno sbocco professionale. Scopriamo che lispettore Ferraro è stato suonatore di musica pop con una passione incontenibile per il Lucio Battisti più metafisico. Biondillo rivela anche che il suo eroe ha abbandonato gli studi universitari perché aveva bisogno di un lavoro che gli permettesse di sbarcare il lunario e proprio per questo è divenuto uno sbirro. Prima viene mandato in Valtellina e nel Bergamasco a fare gavetta e poi, quando vede accettata la sua richiesta di trasferimento, torna nella grigia Milano. Lo vediamo occuparsi di strani delitti rituali (che forse nascondono le azioni di sette sataniche), di traffici di droga (in una sperduta trattoria), della sparizione di celebri scrittrici di romanzi rosa (come la romantica Viviana Du Roi), della tragica fine di insegnanti appassionati di escursionismo...
Non tutti i casi vengono risolti. In molti Ferraro inciampa per caso, magari perché si è fermato a mangiare qualcosa in trattoria, o perché aveva bisogni impellenti da espletare. Nel Giovane sbirro scopriamo i segreti di questo simpatico e «smutandato» guascone di periferia e viene confermata la sua testardaggine e il suo innato senso di giustizia. Ma vengono anche ritratte con nitidezza alcune persone che gli sono vicine: il fruttivendolo Don Ciccio, il manigoldo Mimmo O Animalo, linsopportabile moglie Francesca.
Persino il lavello di casa Ferraro che «deraglia sul pavimento» nelle ultime pagine ha un ruolo da protagonista. E lallagamento della sua casa si trasforma, per Ferraro, in un piccolo miracolo che gli cambia la vita. Anzi, che gliela restituisce.
Gianni Biondillo, Il giovane sbirro (Guanda, pagg. 343, euro 16).
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