«Bisogna evitare gli errori delle strutture»

Rodolfo Vincenti, lei è presidente dell’Associazione dei chirurghi ospedalieri italiani. Come si sente quando sfoglia i giornali la mattina?
«Mi preoccupa il fatto che si faccia di tutt’erba un fascio. Che si dia tutta la colpa ai medici quando si parla di malasanità».
Invece non è così?
«Molti situazioni tragiche sono dovute a mancanze strutturali, altre a causa di deficit organizzativi, altre ancora per incapacità dei medici. Ma bisogna distinguere. Purtroppo mancano degli osservatori regionali per avere dati certi sul numero e la qualità egli eventi avversi».
Ma prendiamo il caso di Pisa. Il giovane è stato visitato in pronto soccorso e spedito a casa dov’è morto. È stato il medico a dirgli di stare tranquillo.
«A 28 anni avere un infarto è un evento molto raro. Se il medico che ha dimesso il giovane lo avesse ricoverato, il giorno dopo la Direzione generale dell’ospedale avrebbe detto che era un ricovero improprio: non si trattiene nessuno per un dolore toracico. E purtroppo potrebbe essere morto per un aneurisma che non è diagnosticabile».
Però sorprende che sia stato mandato a casa.
«Casi in cui si esce dal pronto soccorso, si torna a casa e si muore sono più frequenti di quanto si pensi. In un anno almeno cinque o sei, ma sono delle fatalità».
E a Foggia cosa può essere successo ai due neonati?
«Potrebbe essere successo che i sistemi di controllo in quella unità operativa non funzionassero. E che qualcuno di esterno abbia portato nella sala un’infezione».
In che modo?
«Un parente che entra senza mascherina, un colpo di tosse che gira e succede il disastro. Ma qui la colpa sarebbe della Direzione generale, non del medico che magari era da un’altra parte. Del resto, è statisticamente provato che nel 70% dei casi gli errori sono da attribuire alla struttura».
Anche quando un ortopedico ti ingessa il braccio sbagliato?
«Un deficit di comunicazione dev’essere avvenuto anche in quella situazione. Dal genitore al medico o da un medico all’altro».
E come si possono evitare questi errori organizzativi?
«Con la prevenzione. Vanno garantite a ogni paziente che entra in un ospedale la visibilità e la rintracciabilità della sua posizione, dall’inizio alla fine. Solo così, se un paziente ha un’ernia, sarà difficile che qualche chirurgo lo operi di varici com’è accaduto tempo fa».
Il Pd chiede un garante per la salute. Secondo lei può servire?
«No, assolutamente. Non servono nuovi controllori».


Ma il medico che sbaglia davvero diagnosi come risponde?
«Paga e purtroppo viene trascinato in cause penali anche per situazioni di colpa lieve».
Perché?
«Il paziente sceglie il processo penale come scorciatoia. Siccome nel civile bisogna aspettare dai 5 ai dieci anni,ci si appella al giudice penale per essere risarciti più in fretta. È assurdo».

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