Blackout, l’Europa si sente vulnerabile

E.On: «Colpa nostra». Ma le cause sono ancora incerte. L’Italia teme crisi del gas

Giuseppe Marino

da Milano

«È colpa nostra. Per fortuna non è successo il peggio». Non ha usato giri di parole Klaus-Dieter Maubach, consigliere d’amministrazione del colosso energetico tedesco E.On, che ha così ammesso le responsabilità del gruppo per il black-out che sabato sera ha lasciato al buio 10 milioni di persone in 8 Paesi europei. Dalla dichiarazione però trapela anche l’incertezza sulle cause precise dell’incidente. Maubach ha citato l’episodio del distacco di una linea ad alta tensione sul fiume Ems per permettere il varo della nave da crociera Norwegian Wood. Ha però anche rivelato che prima di eseguire il distacco, l’operazione era stata simulata senza intoppi. Chi potrebbe dunque garantire che il prossimo varo, che si farà in queste ore, filerà liscio? Bisognerà aspettare l’esito delle tante inchieste aperte, anche a livello europeo.
E mentre in Germania c’è chi, anche nel governo, accusa i giganti nazionali dell’energia di aver investito poco in tecnologia, i francesi, che hanno il dente avvelenato per il black out, partono all’attacco. «Lo sappiamo dal 2005 che corriamo rischi a causa della situazione della rete elettrica tedesca», ha detto il ministro dell’Industria François Loos. E ora tutti i governi d’Europa invocano un maggior coordinamento delle politiche energetiche dell’Unione. Attualmente esistono vari enti in cui i gestori nazionali delle reti si riuniscono, ma solo per scambiarsi informazioni. Le decisioni restano in mano ai singoli. Si va quindi verso l’istituzione di un «Gruppo europeo degli operatori dei sistemi di trasmissione». «I distacchi seppur brevi sono inaccettabili - ha sottollineato il commissario Ue per l’Energia Andris Piebalgs - La sicurezza energetica si ottiene meglio con un approccio comune europeo piuttosto che con 27 differenti approcci».
L’Italia si accoda alle richieste di maggior coordinamento europeo e intanto oggi il ministro per lo Sviluppo Pier Luigi Bersani incontrerà la società di gestione della rete, Terna, per un rapporto su quanto è successo in Italia. È andata bene, ma il Paese deve fare i conti con la propria dipendenza energetica: importa il 15% del fabbisogno di elettricità, il dato più alto tra tutti i Paesi della Ue. Inoltre torna lo spauracchio di una nuova crisi del gas, su cui si basa il 50% della produzione elettrica italiana. La russa Gazprom ha già fatto sapere che non potrà garantire le forniture. Il presidente dell’Authority Alessandro Ortis annuncia che il piano anti-crisi è pronto. Reggerà? «Molto dipenderà dal clima e dall'affidabilità degli approvvigionamenti».

Insomma non ci resta che incrociare le dita. Mentre nel governo il tema comincia già a scaldare gli animi. Il ministro Alfonso Pecoraro Scanio se la prende con Bersani che punta sul carbone: «È pressato dalle lobby più conservatrici dell’industria italiana».

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