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Blair: «Ora la politica sostituirà il terrore»

La Casa Bianca: dichiarazione storica. L’Europarlamento: una decisione da salutare con gioia

Gaia Cesare

«Potrebbe essere il giorno in cui la pace prende il posto della guerra, la politica sostituisce il terrore». Fiducia e ottimismo nelle parole di Tony Blair scacciano per un giorno l’incubo del terrorismo islamico - al momento una priorità nell’agenda del primo ministro britannico - e creano nuove speranze di soluzione su un altro fronte, quello che prima della sfida dell’integralismo musulmano, il Regno Unito ricordava come il peggiore incubo della sua storia contemporanea: il terrorismo dell’Irish republican Army. «Accolgo con soddisfazione la dichiarazione dell’Ira sulla fine della sua campagna. Accolgo con piacere la sua chiarezza e il riconoscimento che l’unica strada per il cambiamento politico risieda esclusivamente nei mezzi pacifici e democratici», ha detto il premier, che ha definito l’annuncio della fine della lotta armata da parte dei gruppi paramilitari nord-irlandesi «un passo di impareggiabile importanza nella recente storia dell’Ulster».
Con un pizzico d’orgoglio, il capo del governo inglese - che fu fra i principali artefici del Good Friday Agreement, l’accordo siglato a Belfast il 10 aprile 1998, Venerdì santo - ha ricordato proprio quella tappa come inizio di un difficile percorso che potrebbe giungere ora verso una soluzione. È quello per cui abbiamo lottato e lavorato negli otto anni seguiti» all’intesa del ’98, ha detto il premier, spingendosi immediatamente più in là e spiegando che ora «si creano le circostanze per tornare a far rivivere le istituzioni». Perché ora quello che conta dal punto di vista politico è il ripristino dell’Assemblea di Stormont e del governo nord-irlandese - simboli della devoluzione fortemente voluta da Blair - sospesi per l’ultima volta nel 2002. Con la fermezza di sempre, Blair ha poi intimato che «l’abbandono dovrà essere completato prima possibile», e con modalità che garantiscano agli unionisti che il disarmo sia verificabile e trasparente.
Anche Oltremanica l’annuncio dell’Ira è stato accolto con soddisfazione. «Una dichiarazione importante e potenzialmente storica» è stata definita dal portavoce della Casa Bianca Scott McClellan, che ha insistito anche lui sulla necessità che dalle parole si arrivi a fatti concreti: «Molti, soprattutto i familiari delle vittime, si mostreranno scettici. Vorranno assicurarsi che il terrorismo e la criminalità appartengono al passato». Da Washington è arrivato inoltre l’appoggio rinnovato dell’amministrazione americana al processo di pace nord-irlandese, fortemente voluto dall’ex presidente Bill Clinton: «Gli Stati Uniti restano determinati a lavorare con il governo britannico e irlandese per arrivare a una pace duratura e alla riconciliazione in Irlanda del Nord sulla base dei princìpi contenuti nell’accordo del Venerdì Santo».
Compiaciuto anche il presidente del Parlamento europeo, Josep Borrell, che si è felicitato «per l’importante passo avanti»: «Nel momento in cui i Paesi dell’Unione europea uniscono gli sforzi per lottare insieme contro il terrorismo che li colpisce, questa è una decisione che saluto con gioia. Nessuna soluzione definitiva dei conflitti può essere raggiunta attraverso il ricorso alla violenza».


Dal Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite, Kofi Annan ha definito la decisione «se verrà eseguita, uno spartiacque nella storia» dell’Ulster.

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