Blu card, ecco il permesso di soggiorno europeo

da Roma

Ha già un nome, anche se non registrato: Blu Card, sul modello della Green Card, il foglio che consente agli stranieri la libera circolazione negli Stati Uniti. Blu Card è il permesso di soggiorno unico europeo per gli immigrati che il vicepresidente della Commissione europea Franco Frattini proporrà a ottobre a Bruxelles. Una carta per lavoro e soggiorno, perché, ha spiegato il commissario alla Giustizia, Libertà e Sicurezza durante un convegno della Confcommercio sulla criminalità, «non possono essere separati il lavoro dal diritto di soggiornare. Chi non ha il permesso di lavorare non potrà entrare in Europa».
Il permesso per lavoratori-soggiornanti immigrati consentirà la circolazione su tutto il territorio europeo. La proposta è ancora in via di definizione, sarà ultimata dopo l’estate per entrare a far parte di un ambizioso pacchetto di provvedimenti sull’immigrazione in preparazione a Bruxelles, ma l’idea è quella di attirare in primo luogo lavoratori altamente qualificati, i cosiddetti «cervelli», e poi di estendere la carta europea anche ai lavoratori stagionali e ai distaccati all’estero. Il permesso unico permetterà anche all’immigrato di tornare più facilmente nel suo Paese e poi di rientrare in Europa: proprio la «circolarità» è una prerogativa che verrà privilegiata per evitare di impoverire Paesi già deboli di personale qualificato.
La Blu Card avrà un carattere temporaneo, e consentirà un controllo più preciso, a livello europeo, sui flussi e sull’immigrazione clandestina. Sarebbe la Ue dunque a decidere la selezione dei lavoratori da destinare nei Paesi dell’Unione. Un concetto non facile da far passare nei singoli Stati alle prese con le loro politiche d’immigrazione, ma negli ultimi mesi vi sarebbero state notevoli convergenze su questa novità.
«L’immigrazione clandestina è una delle fonti della criminalità urbana», ha spiegato Frattini alla platea dei commercianti. A livello europeo, «non si parla più di criminalità», ma di criminalità in senso lato, perché quegli episodi sempre catalogati come piccole violenze possono spingere un esercizio commerciale a chiudere o un commerciante «a togliersi la vita».
Il commissario Ue ha tracciato i campi in cui l’Unione Europea può intervenire, anche in Italia, per abbattere la criminalità, oltre a quello del contrasto all’immigrazione clandestina: Bruxelles «può cofinanziare progetto di ripresa del controllo del territorio» come sofisticati impianti di videosorveglianza: «Nelle strade e nelle autostrade della Gran Bretagna - ha ricordato - non c’è chilometro che non sia controllato». Ma lo stesso sistema può valere per incastrare «rapinatori ed estorsori».
Deve essere usato di più, a parere di Frattini, «il mandato di arresto europeo» proprio nei confronti degli estorsori e devono essere definite regole «per attaccare i patrimoni» delle società criminali «anche all’estero». Un punto, questo, su cui è intervenuto anche il viceministro dell’Interno Marco Minniti: i beni che vengono confiscati ad associazioni criminali, ha aggiunto il viceministro, «ammontano a quasi 2 miliardi di euro. Beni che, se venissero riutilizzati, costituirebbero una piccola economia».


Anche se appare come una regola spietata, bisognerebbe poi definire a livello europeo, per Frattini, un concetto che esiste in altri Paesi della Ue, dove l’omertà viene considerata «favoreggiamento nei confronti di organizzazioni criminali»: la vittima «che tace» episodi di racket o usura «può essere ritenuta corresponsabile».

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