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Bluff Di Pietro: l’Idv si sgonfia in due settimane

Dopo l’exploit delle Europee, i risultati deludenti alle amministrative preoccupano il partito dell’ex pm. A Firenze dall’8 al 3%, ad Avellino la differenza è di 7 punti. Senza candidati-immagine non si va lontano. Nei comuni e nelle province il voto di protesta non paga: serve radicamento

Bluff Di Pietro: l’Idv si sgonfia in due settimane

Senza il testimonial De Magistris, le apparizioni di Grillo, i candidati-immagine, gli outing di insospettabili intellettuali folgorati sulla via di Montenero di Bisaccia, è un’Italia dei valori dimezzati. C’è un dato che gira per le segreterie dell’Idv e che, dopo la sbornia in salsa Ue, ridimensiona di molto il partito. Il calcolo fatto dai dipietristi è presto detto: l’Idv è passato dall’8 per cento delle europee al 5% circa delle amministrative, se si prendono come base le province. Ancora meno, un punto in meno, se si guarda alle performance nelle città: la metà, intorno al 4%. La metà, tra l’altro, proprio nel voto - quello per eleggere sindaco e consiglio comunale - che rispecchia meglio il radicamento sul territorio di un partito (e che infatti coincide con quello delle Politiche 2008), e dipende in misura minore dalla capacità di attirare il voto di protesta o d’opinione come invece accade nelle europee (basti ricordare l’8,5% della Lista Bonino nel 1999).
Già finita la nuova primavera dell’Idv, il grande balzo in avanti del condottiero Tonino? Da Strasburgo all’Italia per l’Idv è un bucato ad alta gradazione: si restringe di diverse taglie. Dal boom al flop. Prendiamo i comuni capoluogo e confrontiamo i risultati delle due elezioni. Praticamente ovunque, che siano province o comuni, il parallelo è a perdere. Qualche esempio. A Firenze città l’Idv ha raccolto il 7,94% alle Europee, un successo memorabile in una regione mai troppo attratta dalle sirene dell’ex pm. Ma quanti fiorentini hanno poi votato i candidati dipietristi al comune di Firenze? Un misero 2,82%. Cambiamo regione ma troviamo la stessa voragine. Bologna. Lì, nell’area cittadina, l’Idv ha conquistato alle europee l’8,86%, grazie ai soliti De Magistris (più votato in assoluto dopo Silvio Berlusconi) e Sonia Alfano. E alle comunali? Qui la forbice elettorale taglia esattamente in due il partito di Tonino, che alle amministrative per rinnovare il comune di Bologna (nello stesso giorno delle Europee) rimedia la metà esatta dei voti, 4,43%. Significa che in un caso su due, l’elettore conquistato da Di Pietro per le Europee, ha poi votato un altro partito (nella maggior parte il Pd) quando si trattava di scegliere il governo cittadino. Un dato che i più attenti dentro l’Idv guardano come un serio campanello d’allarme, come il segno evidente dell’incapacità della dirigenza di conquistare elettori non «occasionali», e di affrancarsi dalla figura del leader-padrone e dei suoi uomini-immagine (primo tra tutti De Magistris) capaci di bucare il video con campagne urlate, ma non di creare un elettorato fedele.
Altri numeri dall’Italia dei valori dimezzati. Nel Sud, dove l’Idv ha superato il 10% per Strasburgo, la musica non cambia. Lo scivolone più devastante è ad Avellino città, dove perde più di sette punti, dal 9,93% al 2,75%. Anche nelle province meridionali è tutto al ribasso. A Taranto il rapporto è di 8,18% (Europee) a 3,77 (Provinciali). A Crotone si scende dal 10,69 al 3,76. Persino il Molise ha tradito il molisano Di Pietro. Nella «sua» Campobasso, dove l’Idv ha percentuali bielorusse (30% alle Politiche 2008, 33% alle Europee 2009), il candidato sindaco dell’Idv (il pupillo di Tonino, Massimo Romano) ha preso il 18%. Certo, fanno notare nel partito, il risultato delle amministrative va confrontato anche con quello delle precedenti consultazioni locali, dove l’Idv aveva ancora numeri da prefisso telefonico. Da questo punto di vista il partito è cresciuto. Ma nessuno sottovaluta il raffronto desolante con le concomitanti Europee.
C’è di mezzo, dice qualcuno, anche lo zampino di Grillo. Il comico ha fatto campagna elettorale per l’Idv in Europa (ha detto apertamente di aver votato De Magistris), ma in molti comuni anche importanti Grillo si è «presentato» con le sue liste civiche, autonomamente dall’Idv.

Insomma anche la concorrenza dell’amico Grillo può aver indebolito l’Idv nel voto locale (a Bologna, per dire, la lista grillesca ha preso un 3% che altrimenti sarebbe potuto andare all’Idv).

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