Boeri vuole perdere le primarie e il Pd ha già pronto lo sfratto

«Il mio vantaggio è che ho già dimostrato di saper perdere». Se lo ricorda bene Stefano Boeri, e anche il Pd che lo aveva sostenuto, quel 14 novembre del 2010 quando l’archistar superfavorito alle primarie per il sindaco del centrosinistra venne asfaltato da Giuliano Pisapia. Che abbia incassato il colpo, come ha dichiarato invece ieri in un’intervista a Repubblica, ancora oggi ci credono in pochi. E Pisapia e il partito, un guaio dopo l’altro - dalle polemiche su Expo a Citylife, fino ai festival dell’estate all’Arena saltato per un bando pasticciato e al caos di Macao - hanno messo all’angolo l’assessore alla Cultura, che ieri ha annunciato di essere pronto a candidarsi alle primarie nazionali del Pd. «Credo sia importante rappresentare una terza via - ha dichiarato - il mio partito non può rimanere schiacciato tra il conservatorismo di Pierluigi Bersani e il liberismo di Matteo Renzi. Se dovessero esserci primarie aperte, io ci sono». E «vorrei che altri facessero questa scelta di disponibilità». Candidato a perdere? Intanto domani sera all’Umanitaria lancia la serata «fare di + con -», con cui apre (forse) simbolicamente la sua campagna personale. E il Pd milanese cavalca l’occasione per liberarsi di un’assessore che finora ha causato polemiche interne a ripetizione. Intanto, premette la capogruppo del Pd Carmela Rozza, «non so di quali primarie parli Boeri, non mi risulta che il partito le abbia convocate». Poi affonda: «É ora che decida cosa vuol fare “da grande“, se l’assessore o il candidato premier. Se vorrà presentarsi a non so quali primarie sarà opportuno che si dimetta. Io lavoro 18 ore al giorno in Comune e sono solo una capogruppo. La città pretende il nostro tempo, ci ha votati perchè ci occupiamo di Milano e non di altro. Chi si presenta come un grande innovatore della politica non tiene il posto al caldo per tornarci se perde». Anche l’assessore «arancione» Franco D’Alfonso è convinto che «nel momento in cui partissero le primarie dovrebbe dimettersi, non per un problema di incompatibilità ma di serietà d’impegno». Gli concede le attenuanti invece il Pd Piefrancesco Majorino. «Alla Cultura sto lavorando benissimo e mi piace, ma non voglio restare indifferente all’enorme disagio che si sente in giro» aveva dichiarato nell’intervista Boeri. E quel «ma» lasciava presumere una disponibilità al passo indietro dalla giunta. Ma già ieri pomeriggio ha rovinato la festa ai compagni di maggioranza: «Mi dicono che la Rozza e il consigliere Pdl Riccardo De Corato, che coppietta, chiedono le mie dimissioni da assessore - scrive su Facebook -. Li deluderò: continuerò a fare l’Assessore alla Cultura e, se e quando le primarie partiranno, le alimenterò con le mie idee, senza nulla togliere alla mia attività istituzionale di Assessore».
Il Pdl è spaccato. De Corato ha chiesto subito le dimissioni di Boeri («ruolo che usa da un anno solo come vetrina e pedana di lancio»), per il capogruppo Carlo Masseroli invece non serve, «anzi dovrebbe far valere di più il suo partito in giunta». Il sindaco, al lago per qualche giorno di vacanza, per ora non commenta.

Difficile che un rimpasto scatti prima dell’estate, ma il caso Boeri in autunno dovrebbe aprire un giro di deleghe e qualche uscita dalla giunta: traballa la poltrona di del vicesindaco Maria Grazia Guida mentre le deleghe alla Casa potrebbero passare da Lucia Castellano a Cristina Tajani o Lucia De Cesaris.

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