Milano - La difesa di Boffo è negare tutto. Il direttore di Avvenire
pubblica oggi in penultima pagina del giornale, con richiamo in
prima, un elenco di "dieci falsità" attribuite al Giornale di
Vittorio Feltri, che sette giorni fa ha rivelato una vicenda
giudiziaria che lo aveva coinvolto anni addietro.
Nella rubrica "il direttore risponde", che affianca una
pagina e mezza di lettere di solidarietà come accade da alcuni
giorni, Boffo contesta una per una le accuse emerse in questi
giorni, scegliendo una formula ormai nota. Le fatidiche dieci dosservazioni, cugine delle domande
di Repubblica al presidente del Consiglio.
Le dieci osservazioni Queste le 10 osservazioni del direttore del giornale dei
vescovi: primo, la definizione di "noto omosessuale" non trova riscontro nei documenti giudiziari. Secondo, Boffo non è
stato "attenzionato" per le suddette inclinazioni, come ha
chiarito il ministro dell’Interno, negando che esista alcuna
forma di "schedatura". Terzo, non c’è mai stata una querela
contro Boffo da parte di una signora di Terni. Quarto, non ci sono mai state
intercettazioni, ma solo tabulati delle telefonate partite da un
cellulare di Boffo. Quinto, il direttore di Avvenire conosceva
la donna vittima delle molestie, che avrebbe quindi riconosciuto
la sua voce se fosse stato lui a fare quelle chiamate. Sesto,
non è vero che Boffo ha scaricato le accuse su una terza
persona, ma ha solo dichiarato ai magistrati che quel telefono
avrebbe potuto essere utilizzato da altri. Settimo, non ci sono
state "intimidazioni" nè molestie a sfondo "sessuale".
Falso è anche, secondo il direttore di Avvenire all’ottavo
punto, che lui si sia mai detto colpevole offrendosi di
patteggiare la pena.
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