Bollani, jazzman ambasciatore di musica totale

Con leggerezza fa della musica un gioco terribilmente serio. Uno che esegue al pianoforte il songbook di Gershwin con l’orchestra di Santa Cecilia e poi va in tv a cazzeggiare con Renzo Arbore; uno che rilegge Mozart e poi si tuffa sulle canzoni brasiliane. E ancora lo trovi a fare gli spot in tv con Dario Vergassola e poi risbuca - maestro del jazz - al fianco di Enrico Rava o del virtuoso cantante Bobby McFerrin: uno così può chiamarsi solo Stefano Bollani. «È in assoluto il migliore di tutti - puntualizza Rava, il suo mentore - non oso immaginare cosa sarebbe se non buttasse via tante energie per fare l’entertainer». Ma Bollani è un «Pierino» che mette d’accordo tutti; e per tecnica, fantasia improvvisativa ed espressività è considerato unanimemente il più straordinario pianista emerso negli ultimi anni dall’alveo del jazz e dintorni. Scherza gioca e si diverte ma, quando si cala nei panni del jazzman, giù il cappello davanti al suo talento poliedrico. Il suo concerto di domani sera al Teatro Dal Verme (ore 21, 02-87905, www.ticketone.it) sarà una festa nella festa; prima di tutto perché Bollani presenta Stone In the Water, l’album inciso in trio a New York per la Ecm. Secondo perché nell’occasione si celebrano i quarant’anni della Ecm (fondata da Manfred Eicher a Monaco di Baviera, è una delle case discografiche più coraggiose della musica contemporanea, e nel tempo ha messo sotto contratto artisti come Keith Jarrett, Pat Metheny, Chick Corea passando per Steve Reich e Arvo Pärt); e, dulcis in fundo, si brinda anche al mezzo secolo della Ducale, che distribuisce gli album Ecm in Italia. Ma veniamo alla musica, un prezioso concerto che vede il pianista in trio con i collaudati sodali Jesper Bodilsen al basso e Morten Lund alla batteria, con cui Bollani collabora dal 2003. I concerti e le tournée insieme non si contano. Il primo album, Mi ritorni in mente (rilettura jazz di alcuni classici del pop italiano) andò benissimo, il secondo Gleda (per par condicio dedicato all’universo scandinavo) cementò il sodalizio («Ogni giorno scopriamo qualcosa di diverso dalla fantasia di Stefano, dal suo rigore e al tempo stesso sal suo senso per l’improvvisazione», racconta Bodilsen) e ora arriva Stone In the Water, opera completa e policroma nel fondere composizioni originali (Il cervello del pavone, Un sasso nello stagno, Joker In the Village di Bollani, Edith e Orvieto di Bodilsen), accanto a classici di Caetano Veloso e Jobim - Moraes e, per non smentirsi, alla Improvvisazione 13 in la minore di Poulenc.

Bollani, che l’anno scorso ha inciso Carioca in omaggio al sound brasileiro, è pronto per regalarci un altro concerto trasversale, unendo tradizione e avanguardia, rigore e improvvisazione, echi pianistici di geni come Earl Hines e Duke Ellington, richiami alla visione compositiva di Berio e Ligeti e persino alla scrittura di Calvino e Queneau. «Mi abbevero a fonti diverse perché il mio obiettivo è sempre lo stesso: non raccontare nessuna verità ma una storia con tante diverse interpretazioni e altrettante vie di fuga».

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