La bolletta è di destra

Il manifesto, «quotidiano comunista», è in crisi. È in crisi nonostante le sovvenzioni per l’editoria e nonostante il suo direttore guadagni non più di 1.470 euro il mese. Il manifesto ha cambiato formato per risparmiare sulla carta, sta cambiando sede per risparmiare sull’affitto, ma il problema vero è che perde copie. Su questo punto, al manifesto, il dibattito è ovviamente di altissimo livello: ma dal basso della nostra incultura (di destra) vorremmo ugualmente contribuire. Dicendo questo: che forse, se il manifesto perde copie, è perché il suo lettore-tipo non esiste. È una figura virtuale, la proiezione di un altro tempo, un acquirente professionale, un non-lettore. È difficile immaginare un lettore che compri un quotidiano per leggersi avidamente, come da prima pagina del manifesto di ieri, un articolo sulla situazione in Messico e poi un altro sulla situazione in Colombia, e a pagina 2 un intervento sull’entrata della Slovenia in Schengen. Non esiste più, quel lettore.

Non esiste più, neppure a sinistra, un lettore che possa permettersi di snobbare ciò di cui il manifesto non parla: che cibo e benzina e servizi e bollette stanno rincarando, per esempio. Se esiste, questo lettore, non è più comunista da un pezzo.

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