Bolt ci ha lasciato con un record, il terzo in due mondiali (eppoi dici Superman) e Caster Semenya ha dimostrato di essere donna. Scommettiamo che ora non farà più impressione nemmeno la sua vociona tendente al rauco? Una medaglia dargento, anziché doro, può far miracoli. Ed ora Caster tornerà a incontrare Nelson Mandela («Mi ha dato tanti consigli»). Mancava il record del mondo per mettere la ciliegina sul mondiale coreano che non si è fatto mancare i colpi di scena. Accontentati! Usain Bolt ha continuato la sua corsa nellinseguire una sorta di perdono da se stesso e dal pubblico. E ce lha fatta. Record del mondo nella staffetta 4x100, unaltra botta allorgoglio degli Stati Uniti i cui uomini neri stanno sbiancando davanti alla strafottenza dei jet giamaicani. Stavolta gli americani si sono inventati la squalifica per inciampo negli avversari: Patton è andato a sbattere contro un inglese mettendo ko i suoi, gli inglesi ed anche i ragazzi di Trinidad. Abbuffata da guinness. E gli americani collezionano il terzo flop nelle ultime cinque grandi competizioni. Invece i giamaicani (Carter, Frater, Blake, gli altri tre) sono al secondo record del mondo (il primo a Pechino 2008), e sono arrivati ad un passo (3704) dal muro dei sotto 37: vista la compagnia di ventura (mancavano Powell e Mullings: questanno i più forti) il muro sarà presto sbriciolato. Al gruppo Usa non basterà affiancare Tyson Gay a Walter Dix, lunica roccia dello sprint (due argenti) insieme alle ragazze che hanno salvato lonor patrio facendo pari con gli ori in staffetta, ovviamente davanti alle giamaicane. Meglio credere nelle doti di Carmelita Jeter (3 medaglie) e Allyson Felix, superwoman con 4 podi.
Ieri non è stato Bolt contro il mondo, ma è stato Bolt per il mondo: la sua danza finale, la doppia cerimonia di premiazione (prima per i 200, subito dopo per la staffetta) uno strappo del cerimoniale in onore del padrone di casa dellatletica mondiale, straordinario attore e primattore, showman e incantatore. Alla fine Usain ha ringraziato tutti e tutto con il sorriso di chi ha compiuto la missione: «Sono orgoglioso di me. Quando ho visto le prime tre frazioni mi sono detto: tutto è possibile ed ho corso il miglior finale. Avevo un piccolo problema al tendine, ma in pista non me ne sono accorto. Ed ora sono strafelice». Cè da credergli. Il rush della sua frazione è stato show nello show: pareva una Ferrari lanciata. E dietro i francesi con Lemaitre, veloci ad acchiappare il vuoto creato dagli americani, ed anche gli splendidi ragazzi di Saint Kitts e Nevis, unisoletta che sta in un pugno, guidati dal vecchione Collins (37 anni e due medaglie) a dimostrare che cè ancora spazio per le favole (bronzo). I nostri azzurri(5°) a dimostrare il contrario.
Ma nel mondo delle favole forse è tornata Caster Semenya, la ragazza sudafricana che, dopo loro di Berlino, ha subito uno dei più brutali processi mediatici, e non, riservato a qualunque atleta nella storia. É stata fermata 10 mesi per dubbi, sospetti e indagini che non hanno portato a certezze sulla sua mascolinità o femminilità. È tornata a correre forte in questi mondiali. Dopo il successo in semifinale, già volavano mugugni e facce da inquirenti. Ma Maryia Savinova, russa campionessa dEuropa, ha dimostrato che Caster si può battere. E linteressata lha presa bene. Lo ha detto: «Sono contentissima. Mi sono goduta questo momento, anche più di due anni fa. A Berlino vinsi, oggi mi sento meglio oggi». Ottocento metri splendidi per il gioco delle tattiche: la keniana Jepkosgei si è messa ad andar forte per tirare il collo alla campionessa contestata di Berlino.
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