Vincenzo Matarrese, presidente del Bari, ha fatto notizia per qualche minuto. Vincendo la sua ritrosia, violentando il suo temperamento mite, ha impugnato il microfono e ha raccontato la sua disavventura. «Sono venuti di notte sotto casa per far esplodere una bomba-carta. Hanno dimenticato che la mia famiglia ha investito 48 milioni nel club e che qualche mese prima c'erano 100 mila persone per le strade a festeggiare il ritorno in A. Volevo lasciare ma poi mi hanno convinto a non farlo» il suo sfogo.
Può darsi che Vincenzo Matarrese abbia gonfiato qualche cifra, può darsi che davvero non veda l'ora di liberarsi della squadra per tornare a occuparsi soltanto di costruzioni ma i tifosi baresi in particolare non possono dimenticare quello che è successo negli ultimi due anni. Intanto con Ventura allenatore, il Bari ha dato lezioni nel campionato diventando la squadra rivelazione dello scorso torneo. Poi ha dovuto cedere giocatori importanti (Ranocchia che era in prestito più Bonucci), quindi ha perso qualche pedina fondamentale (Barreto) e si è ritrovata a dover lottare per la retrocessione.
Neanche il mercato di riparazione consentirà a Ventura di allestire una squadradignitosa. A certi livelli, per essere competitivi, occorre avere un azionista capace di staccare assegni enormi. Nel calcio italiano purtroppo non esiste la memoria. E la cosa non riguarda solo il Bari.
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