da Milano
«Ieri sera (l’altro ieri, ndr) avevo parlato con Damiano, il ministro del Lavoro e mi sembrava tranquillo sull’esito del Consiglio dei ministri. E poi questa mattina (ieri, ndr) esce un testo dell’accordo sul Welfare che per la parte dei contratti a termine è diverso da quello concordato. Oggi non potevamo stare in silenzio».
Bombassei è l’uomo di Confindustria che ha i rapporti con i sindacati e che ha ispirato la secca presa di posizione contro il nuovo protocollo sul Welfare.
«Il documento - continua Bombassei - modifica il senso degli accordi su questo punto. Abbiamo sempre concordato con governo e sindacati che il testo non si poteva modificare»
Insomma è solo una questione di forma.
«Se il documento approvato dal Consiglio dei ministri ci fosse stato sottoposto preventivamente con le modifiche da apportare, avremmo evitato un problema, ma così non è avvenuto. Lo spirito della trattativa sul Welfare è sempre stato costruttivo».
Non ci vorrà dire che sulle limitazioni introdotte ai contratti a termine, va tutto bene?
«Di questo tipo di contratti ne abbiamo parlato per settimane. E siamo arrivati alll’intesa per evitare rischi di abusi, accettando il divieto di rinnovo sine die di questo genere di contrattazione. Ma quello che è uscito ieri ha ben altro impatto. La cosa più grave è che si pongono anche delle quote a numerose ipotesi di contratti a termine: non abbiamo mai concordato un’innovazione del genere. Inoltre non si tiene conto di cosa accadrebbe nelle industrie stagionali, che per definizione hanno un altissimo numero di contratti a termine. Il risultato finale è che si creerebbero solo disoccupati. E non penso che ci sia la volontà di nessuno perché si arrivi a un risultato simile».
Si è anche abolito il tetto dei cinquemila lavoratori impiegati in attività usuranti all’anno.
«Se viene mantenuto il limite di impegno finanziario all’anno siamo d’accordo».
Come si spiega questi cambiamento in corso?
«Ci sono state pressioni politiche, non credo sindacali. Questi ultimi anzi sono stati rafforzati dall’esito dei referendum che ha legittimato il protocollo. Il governo evidentemente nell’intento di mediare ha fatto la frittata».
A questo punto chiedete di essere di nuovo convocati a Palazzo Chigi?
«Spero che lo facciano, ma per ora non possiamo non esprimere la nostra contrarietà all’ennesimo compromesso».
Con il senno di poi a luglio era meglio non firmare una cambiale in bianco?
«No, abbiamo fatto bene. Nel protocollo vi è la parte negativa sulle pensioni, ma abbiamo sostanzialmente protetto la Biagi e migliorato il welfare e il sistema del sostegno al reddito specie per i giovani».
Potevate fare come la Cgil, firmare con riserva?
«La Cgil ha i suoi problemi in casa con i meccanici della Fiom, noi non ne abbiamo».
A proposito nelle sue fabbriche metalmeccaniche come se l’è cavata con il no della Fiom?
«In due stabilimenti su tre ha vinto il sì, ma in termini assoluti il no ha preso il 52 per cento dei voti».
Nelle fabbriche del Nord vince sempre il no, eppure alla fine i sì hanno prevalso in modo nettissimo?
«Era scontato con il voto dei pensionati. D’altronde per i sindacati si trattava più che altro di una verifica».
Resta ottimista, alla fine il protocollo ritornerà alla sua formulazione originaria?
«È interesse di tutti che si vada avanti in modo costruttivo.
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