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Bombe anarchiche, tre condanne e sei assoluzioni

Nove anni per l’attentato alla caserma dei carabinieri a Roma I giudici escludono per tutti il reato di associazione eversiva

da Viterbo

Tre condanne e sei assoluzioni. È questo il verdetto della Corte di Assise al termine del processo di primo grado contro nove presunti appartenenti all’area anarchico-insurrezionalista.
La sentenza è stata pronunciata nell’aula bunker del Foro Italico a Roma dopo sei ore di camera di consiglio. Le tre condanne hanno riguardato Marco Ferruzzi, al quale sono stati comminati nove anni per l’attentato alla caserma dei carabinieri in viale Libia, a Roma il 4 novembre del 2004, nel quale rimase ferito gravemente ad una mano il maresciallo Stefano Sindona. Sei anni sono stati inflitti a Simone Del Moro per l’attentato contro il Tribunale di Viterbo; tre anni a Massimo Leonardo per partecipazione ad un attentato contro il McDonald’s di piazza Sonnino a Roma nel 1999. Escluso per tutti il reato di associazione eversiva.
Il tribunale ha assolto David Santini, Sergio Maria Stefani, Danilo Cremonese, Valentina Speziale, Claudia Cospito e Stefano Del Moro. Per tutti gli imputati è stata disposta la remissione in libertà.
Le accuse andavano dall’associazione eversiva all’attentato con finalità di terrorismo, al porto e alla detenzione di materiale esplosivo. Tra gli attentati presi in esame dai pm Salvatore Vitello, Giuseppe De Falco e Giancarlo Capaldo, oltre a quello ai danni del maresciallo Sindona e del tribunale di Viterbo, figurano quello, fallito per un difetto nell’innesco, al centro servizi sociali adulti del ministero della Giustizia (24 ottobre 2003) e quello, disinnescato dagli artificieri, che aveva come obiettivo la questura di Viterbo (4 novembre 2003). La procura si è riservata di fare ricorso in appello una volta lette le motivazioni della sentenza.
A tutti e tre i condannati la Corte ha inflitto, quali pene accessorie, l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e l’interdizione legale per la durata della pena inflitta. A Ferruzzi, inoltre, è stato un anno di libertà vigilata e il risarcimento di 50mila euro al maresciallo Sindona. Alla lettura della sentenza non hanno partecipato gli imputati e neppure i loro compagni che nel corso del processo avevano affollato l’aula della Prima Corte d’Assise.
I loro avvocati hanno spiegato questa assenza in relazione al loro mancato riconoscimento dell’autorità che li stava giudicando.

C’era, invece, il maresciallo dei carabinieri Stefano Sindona: «Penso che la sentenza sia stata giusta, almeno nel senso che i giudici hanno condannato il responsabile dell’attentato fatto nei miei confronti». «La mia vita da quel giorno non è più la stessa - ha detto lasciando l’aula - Quell’episodio mi ha segnato per sempre. L’importante è che il responsabile sia stato punito».

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