Dopo le bombe Gheddafi ordina il cessate il fuoco La strana decisione al termine di una giornata ad alta tensione, ma Washington: «Stop non rispettato». Distrutta a Tripoli parte del bunker del raìs. Lega Araba contro i raid degli alleati

Le difese libiche sono state in gran parte neutralizzate, ondate di caccia della coalizione continuano a investire obiettivi a terra, mentre l’offensiva dei gheddafiani su Bengasi pare bloccata. La missione militare partita sabato con la luce verde dell’Onu sembra dunque procedere in modo ottimale. Ieri sera però Gheddafi si è giocato per la seconda volta in due giorni la carta dell’annuncio del cessate il fuoco, con l’obiettivo propagandistico di mostrare al mondo una Libia con le mani pulite aggredita dall’imperialismo occidentale. La speranza del Colonnello è di produrre fratture nel fronte dei suoi nemici, specialmente fra gli arabi. Anche per questo ha diffuso la notizia di vittime tra i civili, che pare infondata in quanto i morti libici sarebbero invece militari colpiti negli attacchi contro gli obiettivi a terra.
Qualche successo in questo senso sembra che Gheddafi lo stia conseguendo. Lega Araba, Russia e Cina criticano infatti gli attacchi contro le posizioni libiche e le presunte vittime civili che questi avrebbero provocato, sostenendo che lo scopo della missione si debba limitare all’imposizione di una zona di non volo sui cieli della Libia: «Dobbiamo proteggere i civili, non bombardarli», ha detto il segretario della Lega Araba, l’egiziano Amr Moussa. E perfino all’interno della Nato emergono dissensi e si prolunga l’impasse, con la Turchia che chiede di rivedere i piani operativi sulla Libia che l’Alleanza Atlantica sta preparando da settimane.
Le proteste di Mosca e Pechino contro «l’uso non selettivo della forza» erano prevedibili: venerdì scorso Russia e Cina si erano astenute in Consiglio di Sicurezza, permettendo l’approvazione della risoluzione 1973 ma esprimendo col loro gesto un disaccordo. Ma le reazioni negative che giungono dal campo arabo hanno un altro peso. Moussa non si è limitato a protestare, ma ha annunciato una prossima riunione della Lega Araba «per esaminare gli sviluppi». Alle preoccupazioni espresse da Moussa hanno prontamente risposto francesi e britannici, ricordando che l’attacco avviene nel pieno rispetto del dettato Onu e che «nessun obiettivo civile è stato colpito, perché noi non siamo come Gheddafi».
A Washington e in Europa nessuno si nasconde che la partecipazione degli arabi alle operazioni militari contro il regime libico è fondamentale, perché se mancasse si potrebbe parlare (come Gheddafi ripete nella sua propaganda) di «attacco occidentale alla Libia», mentre il senso del via libera dato dall’Onu è tutt’altro. I generali sottolineano quindi l’importanza dell’arrivo in queste ore nelle basi da cui partono i raid sulla Libia degli aerei del Qatar e degli Emirati Arabi Uniti, che sono per ora gli unici due Paesi arabi che hanno assicurato la loro partecipazione alla missione militare internazionale: ieri sera i caccia inviati da Abu Dhabi sono arrivati a Decimomannu in Sardegna. Non è escluso che nei prossimi giorni anche la Giordania aderisca alla coalizione anti-Gheddafi.
Gli attacchi aerei britannici e francesi continuano senza sosta, così come i bombardamenti americani mirati. La lista degli obiettivi libici colpiti è lunga: si va dai carri armati e blindati dell’esercito colpiti dai caccia francesi sulla strada Agedabia-Bengasi alle postazioni dell’antiaerea martellate dai missili terra-aria e dai bombardieri americani nei pressi di Tripoli, Misurata e Sirte, alla base aerea di Al Watyah in Tripolitania. Il comando Usa conta di liquidare entro oggi «all’incirca» ogni supporto logistico alle forze fedeli a Gheddafi e sostiene di aver già centrato «almeno 20 dei 22 obiettivi presi di mira». Il bunker a Tripoli situato nel complesso di Bab el Aziziya in cui trova rifugio il raìs è stato bombardato e parzialmente distrutto.
Ma la carta giocata dal rais del cessate il fuoco questa volta sembra non funzionare: la Casa Bianca ieri sera ha denunciato: «Il cessate il fuoco è stato subito violato». Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki Moon, ha ricordato che la prima volta gli stessi libici non l’avevano rispettato, «continuando invece ad attaccare la popolazione civile». E ancora ieri pomeriggio a Misurata l’esercito libico penetrato in città sparava all’impazzata nelle vie del centro. Solo se gli attacchi si fermeranno «si potrà parlare di negoziati».

Intanto l’ammiraglio Mike Mullen, capo di stato maggiore interforze Usa, assicura che la pressione militare su Gheddafi continuerà: l’operazione “Odissea all’Alba”, ha detto, «prevede numerose fasi e noi ne abbiamo completate solo due».

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