Fra una marcia e una protesta, il segretario della Cgil, Guglielmo Epifani, ha trovato anche qualche minuto per invitare Cisl e Uil a ritrovare l’unità sindacale, perché – ha detto – per affrontare la crisi c’è bisogno «di tutto e tutti». Raffaele Bonanni, lei è parte diretta in causa: che cosa ne pensa?
«Che in un Paese – risponde il segretario generale della Cisl – ci siano quelli che marciano e protestano, e poi ci siano quelli che fanno le cose concrete, è un’idea che non mi convince. Nelle società complesse come la nostra, il compito di ciascuno è di mettere il suo mattone per costruire qualcosa di positivo. Questo è vero in tempi normali, figuriamoci in circostanze eccezionali come quelle che viviamo oggi. Nei momenti di crisi la cooperazione è essenziale».
Ci fa un esempio di buona cooperazione?
«Gliene faccio due, ammortizzatori sociali e piano casa. In entrambi i casi la Cisl ha detto che si trattava di scelte che andavano nella direzione giusta; però abbiamo subito aggiunto che non sarebbero state efficaci se non si fosse cercata, e trovata, la collaborazione fra governo centrale e governi regionali, anche se di diverso colore politico. Il governo lo ha fatto, e si sono trovate le soluzioni. Questo è lo spirito costruttivo che ci interessa, mentre non ci interessano le contrapposizioni. Dobbiamo essere tutti un po’ più uniti di fronte a una crisi che inietta incertezze nel Paese».
Sembra, al contrario, che Epifani vi voglia vedere «uniti nella lotta».
«È un’idea da sindacato ottocentesco, quello delle barricate e delle cariche di Bava Beccaris, non da sindacato moderno. Nelle società evolute, e quindi anche in Italia, ognuno di noi può fare qualcosa: lo abbiamo visto con gli ammortizzatori e il piano casa. Rispetto a quelle della Cgil, le nostre opinioni sono diverse e distanti. Loro inseguono i risultati elettorali, non i risultati per la comunità: la piazza viene utilizzata a fini politici, non sindacali. Di fatto questa manifestazione è l’apertura della campagna elettorale».
Come fa a dirlo con tanta sicurezza?
«Sa come si riconoscono gli obiettivi sindacali? Devono avere requisiti precisi. Intanto, devono essere costruiti con il concorso di tutto il mondo del lavoro, e non di una sola parte. Poi, proposte e obiettivi non devono poter essere accusabili di aver natura politica, né devono essere demagogici. Vede, il sindacato non è la bocciofila, non deve esser capace soltanto di urlare: questo lo sa fare anche mio zio. Il sindacato deve portare a casa risultati concreti, non può dire ai lavoratori: volevo tutto, però non mi hanno dato niente. Cisl e Uil lavorano per trovare soluzioni, magari parziali e limitate, ma pur sempre soluzioni. E la gente lo ha riconosciuto».
L’altra richiesta che vi rivolge Epifani è di un referendum generale sulla riforma dei contratti di lavoro, firmato nello scorso gennaio. Probabilmente con l’idea, o la speranza, che dal voto arrivi una bocciatura.
«Che i lavoratori si debbano pronunciare, a valle, sulle decisioni prese dai gruppi dirigenti eletti è un’idea obsoleta. È come se un sindaco o un presidente di Regione dovesse sempre chiedere ai suoi cittadini la loro opinione attraverso i referendum. È un modo di pensare davvero singolare, con questo sistema del “ricorso all’agorà” dovremmo mobilitare ogni volta milioni di persone. Prendo anche atto che il leader del Pd, Franceschini, condivide la riforma contrattuale sottoscritta da Cisl, Uil e da tutte le associazioni imprenditoriali. No, è solo un modo di buttarla in demagogia, e in politica. Se poi Epifani ha problemi suoi nello scegliere l’una o l’altra strada, può sempre farsi giudicare dall’interno. Ci sono i congressi per attribuire le responsabilità».
Alla riunione dei ministri finanziari europei di Praga, Giulio Tremonti ha detto: è meglio avere i lavoratori in fabbrica che per la strada, prevenire è meglio che curare.
«Questa è sempre stata la nostra opinione, e per questo la Cisl ha tanto insistito sui contratti di solidarietà e su tutte le altre forme di intervento per mantenere i posti di lavoro. Bisogna guadagnare i soldi lavorando, rimanendo ancorati ai posti di lavoro. Questo ci renderà più forti, una volta che usciremo dalla crisi. Chiediamo al governo di parlare di questi temi in un incontro di tutte le parti sociali, al più presto, prendendo spunto dalle importanti decisioni prese al G20 di Londra».
A proposito, lei ha partecipato alla parte sindacale del summit londinese: che impressione ne ha tratto?
«È stato un vertice importante, non ho dubbi in proposito. E vorrei anche ricordare che il documento approvato dai sindacati di tutto il mondo prende spunto dal global social pact di Angela Merkel e di Giulio Tremonti».
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